Conosciamo ormai bene quanto sia prolifico il buon Glenn Donaldson, il musicista che si nasconde dietro al moniker di The Reds, Pinks And Purples e quindi non ci sorprendiamo del fatto che, dopo appena un anno dall’uscita di “The Town That Cursed Your Name“, sia arrivato questo suo quinto album (nel frattempo il californiano ha anche pubblicato una manciata di EP e di canzoni inedite, tutti disponibili sul suo Bandcamp), uscito ancora una volta per la Tough Love Records (per la Slumberland Records negli Stati Uniti).

Credit: Press

Al contrario di alcuni artisti o band che continuano a pubblicare nuovo materiale in quantità a scapito della qualità (Guided By Voices anyone?), la stessa cosa non si puo’ dire per lo statunitense perchè a ogni nuova release riesce a incantare gli ascoltatori con il suo indie-pop gentile e malinconico dai sapori dreamy: riuscirà a ripetersi anche con questo suo nuovo full-length?

L’esperto musicista di stanza a San Francisco, salvo per qualche raro ospite, ha registrato e prodotto tutto il suo lavoro ancora una volta da solo in puro stile DIY.

Il singolo principale “Your Worst Song Is Your Greatest Hit” puo’ essere un buon punto da cui iniziare ad analizzare questo disco: vi sono synth e distorsioni chitarristiche, ma allo stesso tempo la delicatezza che contraddistingue la musica di Glenn non viene mai a mancare così come le sue fantastiche melodie e quel soffice velo di malinconia che tanto ci piace.

Basta fare un piccolo passo indietro e si trova invece una delle nostre tracce preferite di “Unwishing Well”, vale a dire “Faith In Daydreaming Youth”, in cui il californiano vira verso territori ambient, ma non è solo la splendida atmosfera a colpirci, ma anche l’incredibile gentilezza del pezzo, che rimane sempre gentile e toccante.

La grande intimità della voce di Glenn ci avvolge in più di un’occasione, ma ci piace citare “Nothing Between The Lines At All”, raccolta e piena di ottime sensazioni melodiche e, nella sua seconda parte, trova anche spazio una rumorosa chitarra dai toni shoegaze, inaspettata quanto piacevole.

E se dobbiamo parlare di bellezza dobbiamo per forza citare anche la conclusiva “Goodbye Bobby”: non sappiamo chi Donaldson volesse omaggiare con questo pezzo strumentale di oltre sei minuti, ma le sue sei corde ci regalano toni dreamy incredibilmente rilassanti e dolci, dove la nostalgia prende il soppravvento e ci riempie subito il cuore.

Trentacinque minuti in cui The Reds, Pinks And Purples, citando molti aspetti della storia dell’indie-pop, disegna magie intime e malinconiche dalle melodie deliziose: un ascolto incredibilmente godibile che ci consegna ancora una volta tutta la grande qualità di un maestro di questo genere.