Piccole schegge, istantanee di poetica quotidianità,oniriche esplosioni interpersonali, fratture che si ricompongono naturalmente ed altre che inesorabilmente saranno portatrici di cambiamenti, sono parte del nucleo di “Schegge” ritorno discografico di Giorgio Poi a distanza di tre anni dall’ultimo “Gommapiuma”, un ritorno anche nella sua città d’adozione, Roma, dopo diciassette anni d’assenza vissuti tra Londra e Berlino, internazionalità che si riflette in queste nove tracce, in cui il cantautore romano ha suonato tutti gli strumenti e curato ogni dettaglio sonoro con l’amichevole partecipazione di Laurent Brancowitz dei Phoenix, gruppo di punta del panorama musicale francese, da anni affascinati dalla sua musica.

L’album indaga le relazioni interpersonali, come una voce che tiene a galla schegge scomposte, narrando di amori e dissapori in quella cifra stilistica unica e riconoscibile che ha reso Giorgio Poi tra gli artisti più originali della scena contemporanea.
Se già dall’esordio con “Fa niente”, ed i successivi “Smog” e “Gommapiuma”, si comprende appieno la validità compositiva del cantautore romano, in cui disarmanti verità e realismo magico ben si amalgamo ad una sottile ironia, con questo quarto lavoro si apprezza anche la parte più sociale, più filosofica.
Lato ben esplorato in “Uomini contro insetti”, primo brano scelto per anticipare l’album, il cui titolo prende spunto da un saggio contenuto nell’Elogio dell’ozio di Bertrand Russel, un distopico flusso di pensieri in cui l’essere umano si trova in collisione con natura, religione e progresso, dove il cantautore si spinge oltre anche musicalmente, andando controcorrente, scegliendo di non inserire nessun ritornello, laddove di questi tempi social diventa elemento fondamentale per la viralità.
Una forma canzone precisa ma a suo modo inusuale la si trova anche nel brano “Un aggettivo, un verbo, una parola” equilibrio tra aperture malinconicamente cinematografiche, ispirate alle colonne sonore di Morricone, e la grammatica di un addio bilanciando precisamente rassegnazione e speranza incastonate in una narrazione di altri tempi.
Fascinazioni cinematografiche percorse anche in “Non c’è vita sopra i 3000 Kelvin“ completano un interessante groove di batteria protagonista assoluto insieme ad un malinconico synth dallo stile retrò.
Non mancano aperture più catchy racchiuse in “Les jeux sont faits”, singolo/focus track dell’intero album, in cui il french touch si sviluppa attorno ad un arrangiamento essenziale seppur coinvolgente, e in “Tutta la terra finisce in mare” ottima convivenza tra echi jazz e ritornello travolgente.
Fil rouge che accompagna tutte le nove tracce di “Schegge” è un intimistico indie pop di stampo cantautoriale capace in poche frasi affilate di spalancare finestre emotive, riportando alla mente il sound di cantautori anni 80′ come Luca Carboni, con cui Giorgio Poi ha collaborato nel 2019 firmando il brano “Prima di partire” contenuto nel disco del cantautore bolognese “Sputnik”.
Un percorso introspettivo, pensato ma al tempo stesso sfuggente, in cui ogni canzone è decisamente una scheggia di vita, contenitore di esperienze che esplodendo hanno prodotto un lavoro maturo, contaminato da aperture classiche, curato da Giorgio Poi con precisione e quel giusto tocco di internazionale freschezza, un ritorno tanto atteso a conferma di quanto ci sia la necessità di album come “Schegge” in questi momenti disorientanti.