Rebecca Lucy Taylor in arte Self Esteem conosce molto bene le donne complicate di cui parla questo album, il terzo dopo “Compliments Please” del 2019 e il fortunato “Prioritise Pleasure” del 2021 che ha cambiato la carriera di questa musicista e attrice di serie tv e teatro, decisa a considerare il progetto Self Esteem come un collettivo più che un’avventura esclusivamente solista.

Sono numerosi infatti gli artisti coinvolti in “A Complicated Woman”: Sue Tompkins, Moonchild Sanelly (con cui aveva già collaborato in “Big Man”) Nadine Shah oltre alla band che solitamente accompagna Taylor: Sophie Galpin, Marged Siôn, Levi Heaton, Seraphina Simone e Mike Park.
Una pluralità di voci e punti di vista che non rendono meno efficace uno spoken word come “I Do And I Don’t Care”, non tolgono mordente alla ritmata e rabbiosa “Mother”. Molte invece le critiche rivolte a Self Esteem per aver accostato inni pop positivi e ballate orchestrali come “Focus Is Power” e “The Curse” a momenti di delicata introspezione (“Logic, Bitch!” con la Tompkins) senza rinunciare al sound accessibile, radiofonico di “Cheers To Me”.
Una scelta che però sembra dettata più da un’urgenza espressiva che da logiche di mercato. “If Not Now, It’s Soon” è uno dei brani più apertamente schierati insieme a “In Plain Sight” con Moonchild Sanelly, “Lies” con Nadine Shah mette in mostra un’indole eclettica tra hip hop, elettro pop e indie rock vicina a “Prioritise Pleasure” e qui ritroviamo la Rebecca Lucy Taylor più a proprio agio e sicura di sé.
“A Complicated Woman” sfiora la dance in “69″ e sceglie uno stile meno diretto e aggressivo per dar voce ai problemi, ai dubbi, alle vulnerabilità in brani piuttosto sinceri come “What Now” vicina al gospel e “The Deep Blue Sky”. Il messaggio arriva forte e chiaro e Self Esteem resta un’artista non ha paura di prendere posizione, una rarità in tempi di pop spesso disimpegnato.