A distanza di un anno dal debutto in lingua italiana, Joan Thiele è tornata.

Per chi legge il suo nome per la prima volta, ecco un po’ di background.
Joan è nata in Alto Adige ma sente forti le sue radici cosmopolite. Il padre è svizzero di origine colombiana ma naturalizzato canadese e la madre è milanese di origini napoletane, dunque Joan passa l’infanzia tra Desenzano del Garda (dove si stabilisce dopo la separazione dei genitori), la Colombia, il Canada, i Caraibi, e l’Inghilterra (dove si trasferisce dopo il liceo e studia chitarra) .
Questi luoghi pregni di culture a loro modo pofondamente  differenti l’una dall’altra la segnano nel profondo, diventando poi la base della sua produzione musicale che è fortemente influenzata da suoni esotici, uno spiccato gusto per il soul e la bossanova e una passione sfrenata per certa estetica figlia degli anni ’70 italiani.

Dopo la pubblicazione di un’apprezzata cover della hit “Hotline Bling” di Drake, nel 2017 arriva il primo album dal titolo “Joan Thiele”, cantato interamente in inglese tra le cui tracce spicca il singolo “Save Me”. L’anno successivo è il turno di “Tango”, questa volta in inglese e spagnolo.
Joanita si esibisce in giro per l’Italia con voce, chitarra e loop station fino a Marzo 2020, quando esce il nuovo EP interamente in italiano, “Operazione Oro”. Se non lo avete già  ascoltato, vi consiglio vivamente di recuperarlo: ne ho parlato anche qui.

Ma torniamo ad “Atto I – Memoria del Futuro”, questo il titolo della prima parte del progetto musicale dell’artista italo-colombiana.
L’idea di dividere la produzione in atti è proprio di Joan: il primo capitolo è dedicato al tempo, come si intuisce dal titolo, uno spazio dove l’artista si racconta come se stesse assistendo al film della sua vita proiettato nel futuro.

L’album, pubblicato via Undamento (etichetta italiana che comprende artisti di punta della scena indie come Frah Quintale e Dutch Nazari), è composto da appena 2 tracce, “Cinema” e “Futuro wow”.
La prima, “Cinema”, è prodotta da due amici e collaboratori di Joan Thiele, prima ancora che due artisti pazzeschi. Sto parlando di MACE, di cui avrete sicuramente sentito parlare in questi giorni dopo la pubblicazione del suo producer album dal successo dirompente “OBE” e Venerus, altro nome caro a chi, come me, apprezza le atmosfere ricercate soul/jazz tipiche della sua musica dall’approccio sperimentale.
“Cinema” è un brano in grado di trasportare chi ascolta in un club anni ’70, facendolo volare tra le note sensuali e accattivanti create dal meraviglioso ensamble di fiati, la batteria dal rullante spazzolato e la chitarra elettrica leggermente distorta che aggiunge ghirigori alla voce vellutata della Thiele.  

La seconda traccia è “Futuro wow”, questa volta prodotta da un’altro volto noto dell’orbita di  Undamento: Ceri, eclettico produttore già  collaboratore di nomi del calibro di Mahmood, Frah Quintale, Coez e Franco 126. Questa volta il brano è meno orientato al passato, le influenze volgono lo sguardo verso i beat elettronici figli della contemporaneità , ma nonostante questo anche “Futuro wow” risulta sempre condito e tenuto insieme da quel gusto un po’ retrò, un po’ classy tipico della musica di Joanita.

Ancora una volta Joan Thiele (e il suo team), fanno centro.
Non vedo l’ora di ascoltare i prossimi atti, lasciandomi trascinare in lungo e in largo nello spaziotempo.

Piccola postilla: proprio in vista di una maggiore visione d’insieme, che sarà  fornita dai prossimi atti, ho deciso di dare un voto parziale.