E’ difficile scrollarsi di dosso il posto dove sei nato. Sopratutto perchè puo anche non piacerti quello che sei. Era, buio e caldo e maledettamente claustrofobico vero? E fuori l’abbraccio torrido, quei cieli troppo stellati pronti a precipitarti addosso inesorabili, le distese dell’outback australiano talmente infinite da diventare soffocanti. E su tutto quella rancorosa polvere. Da scavare. Per scavare. La tua grotta lontano da tutto, dove strisciare e guardare tutte quelle cose nel mondo là  fuori. Il blues delle cose che non puoi avere. Il rock della vendetta per le cose che devi avere.
E maledizione il whiskey non basta mai, c’è sempre il sapore di quella maledetta polvere. Digrigni i denti e te la senti in bocca, stridere e schiantarsi in pezzi sempre più minuscoli.
Mentre Grinderman nella grotta aspettava.

Questo è tutto quello che c’è da sapere su Nick Cave. Tutte quelle analitiche monografie non ve l’hanno mai spiegato come la musica di Re Inchiostro potesse oscillare così paurosamente tra la desolazione di certe ballate immobili e scompostamente perfette come schegge di vetro infranto e i strappi convulsi e distorti di quei blues isterici al confine con il punk, quando i tendini e le corde della chitarra diventano la stessa cosa.
Grinderman è sempre stato qui. Fino a staccarsi, costola impazzita di quelle session di Abattoir Blues/The Lyre of Orfeus targato 2004, per riemergere con il consueto magico tocco di Nick Launay in questa versione definitiva 2007.

E direi che è tutto. Nick Cave non è l’ultima sensazione garage rock di inizio anno. E’ assolutamente plausibile che quello che doveva dire lo abbia già  detto nel primo decennio dagli esordi. Grinderman non è qui per conquistare nuove simpatie. Si forse è solo la versione più sb(r)occata e ubriaca dei Bad Seeds, forse è solo lo sfizio di un artista con le spalle ormai copertissime da una carriera quasi monumentale. Ma datemi retta se amate Nick Cave compratevi questo disco. Se invece non vi frega niente di Nick Cave, fregatevene pure di tutto il resto. Non facciamo come al solito quelli che fanno le cose a metà . Fregatevene anche di tutto il resto a cominciare dai vicini di casa e date manetta a quelle casse, e “Get it On” barcollerà  fuori ubriaca e scomposta come un puttana nelle prime ore di un livido mattino, guadatela allontanarsi dopo avervi tagliato con quello sguardo sanguinante odio e rimmel con “No Pussy Blues”, poi schiantatevi su quel letto disfatto di lenzuola melmose con “Electric Alice” mentre il soffitto evapora tra i spettri del passato dell’omonima “Grinderman”.
E continuate da soli che andando avanti migliora pure.
E bentornato maledetto Re Inchiostro.
Cazzo.