Era dall’aprile del 2010 che i 65DaysOfStatic non ritornavano dal vivo a Roma. Un concerto che purtroppo non ebbi la fortuna di vedere e che per un paio di anni mi ero ripromesso, che alla prima occasione avrei colmato questa lacuna. E finalmente la seconda occasione si è ripresentata, in una fresca serata di fine estate presso il Circolo degli Artisti (organizzato dal Traffic Live). In un’atmosfera piena d’attesa, tra birre in mano, chiacchiere con amici e fumi di sigarette. Scrutando tra i presenti, scopro un pubblico pieno di magliette di gruppi diversi, dai Burzum ai Joy Division, dai Radiohead ai Maybeshewill. Un pubblico forse diverso negli ascolti, ma che questa sera è venuto al Circolo, per seguire la performance elettronica del quartetto di Sheffield.

Ma alle 21:45 tocca agli Electric Sarajevo aprire la serata al Circolo. Il quartetto romano riscalda i presenti con il loro sound elettronico, dai toni dark. In 40 minuti eseguono 7 brani, tra cui anche quelli che riempiranno il loro debutto “Madrigals”, con uscita prevista durante l’autunno. Un’esibizione che a discapito dell’emozione dei 4 ragazzi sul palco, regala momenti di musica interessante, molto apprezzata dai presenti in sala.

Intorno alle 22:50 salgono sul palco uno alla volta i 65DaysOfStatic. Il tappeto sonoro del synth, la chitarra distorta, un battito cadenzato ed una nebbia che avvolge una sala semi-gremita, annunciano l’inizio di “Sirens”. Segue in successione senza stacco “Piano Fights” scandita dai clap, esplodendo nel suo ritmo incessante. Stessa forza ed intensità  che ritroviamo in “Await Rescue” nelle sue continue accelerazioni. Un’esecuzione impeccabile, rovinata soltanto dalla non perfetta risoluzione dei suoni. Ovazione per “Crash Tattics”, che aumenta l’intensità  della serata, esaltando i ragazzi sotto il palco. L’esecuzione mantiene la stessa potenza del disco e per questo non delude nessuno dei presenti. Un impeto che aumenta anche con l’arrivo di “Dance Dance Dance”. Anche qui il battito diventa quasi tribale, ed emana dal vivo una forza esplosiva. Poi arriva il turno della bellissima “Weak 4”, in una versione tiratissima, che chiude una sorta di prima parte dal ritmo frenetico.
A calmare le distorsioni ci pensa “Type A” (o “Taipei”), brano inedito eseguito dal vivo, dal sound vicinissimo al classico post-rock. Poi è il turno dell’elettronica dal sapore notturno di “Debuttante” tratta da “We Were Exploding Anyway”, come la maggior parte dei pezzi presenti in scaletta. Arriva anche il momento di “Fix The Sky A Little” (brano tratto dal debuttante “The Fall Of Math”), acclamato dal pubblico che chiude una seconda parte della serata, sicuramente più introversa e malinconica.

“Mountainhead” aumenta le vibrazioni in sala nel suo scorrere dei minuti, divenendo sempre più caotica e martellante. “This Cat Is A Landmine” e l’applauditissima “Retreat! Retreat!”, brani del primo disco, esaltano ancor più presenti, sopratutto i fans di vecchia data. Mentre “Radio Protector”, con le sue note cavalcanti prova a chiudere la setlist, in una versione emozionante e tiratissima. Dopo gli applausi e l’uscita del gruppo, partono i canonici cori di incitamento per il ritorno sul palco. Richiesta immediatamente esaudita con l’esecuzione della danzereccia “Tiger Girl”, dove le chitarre lasciano spazio ai ritmi elettronici e pulsanti. Una decina di minuti esaltanti, che chiudono la serata nel migliore dei modi. Cosi alla fine dei giochi mi ritrovo una lacuna svanita, ed una sfrenata voglia di correre al ritmo dei 65DOS.