Un cerchio nero su uno sfondo rosso in copertina, un simbolo vagamente alchemico che accompagna un titolo che sa tanto di lontane discipline misteriosofiche: Così all’alba del duemiladue i tedeschi Notwist presentano al mondo il disco che li avrebbe resi celebri e che avrebbe segnato in maniera indelebile la loro carriera.
Abbandonate le aggressive sonorità  degli esordi (che li vedevano portatori sani di un rumorismo punk e metal che difficilmente li avrebbe trascinati al di fuori di un dignitoso anonimato) la band capitanata dai fratelli Acher si è via via trasformata in un raffinato combo capace di traghettare-al pari di tante osannate band d’oltreoceano- il rock verso una nuova età  dell’oro( per quanto concerne creatività  e sperimentazione) che abbraccia l’elettronica e il pop, cristallizzando il tutto in un disco pressochè perfetto, stabilendo così i canoni di quello che spesso è erratamente considerato un sottogenere (definito in seguito Indietronica), il quale vede i nostri fare da caposcuola insieme ai Postal Service di Ben Gibbard e ai connazionali Lali Puna.

“12” e “Shrink”, album rispettivamente datati millenovecentonovantacinque e millenovecentonovantotto, sono da considerarsi tappe fondamentali di questa vera e propria fuoriuscita dal bozzolo, dischi in cui i prodromi di quello che sarebbe stato l’immediato futuro della band di Monaco di Baviera sono tutti presenti; il compimento definitivo di questo percorso arriverà  però solo all’indomani della fine di duemilauno, anno funestato dall’attentato alle torri gemelle e dai presagi di guerra già  presenti nell’aria già  all’inizio del duemiladue.

“Neon Golden” arriva da buon bastian contrario in un contesto che vede le chitarre tornare gioiosamente a recitare la parte del padrone grazie a band come Strokes, White Stripes, Black Rebel Motorcycle Club ed affini, le quali in poco tempo apriranno un’ autostrada a tre corsie per gruppi come Franz Ferdinad e Interpol, nomi attorno ai quali si polarizzerà  tutta l’attenzione degli addetti ai lavori e degli indiekids di tutto il globo: In mezzo a tutto questo sinceramente pareva davvero difficile che per un’offerta intimista basata su trame minimali e beat sintetici potesse essere possibile ritagliarsi uno spazio significativo sul mercato.
L’album si apre in maniera quasi sommessa, con la voce di Markus Acher che ci introduce-quasi temendo di disturbare- il dolceamaro tappeto sintetico dell’iniziale “One step inside…”, sulla quale la sua voce pare sempre sul punto di spezzarsi in più punti come il cuore dell’ascoltatore.

Introduzione migliore non poteva esserci per quell’altalena krauta di emozioni spinta a piene mani dalla band intitolata “The Pilot”, singolo sul quale i nostri premono un po’ di più sull’acceleratore regalandoci uno dei brani più energici in scaletta, traccia oggi riproposta durante i live in una trascinante versione estesa che rimanda direttamente ai Chemical Brothers.
In mezzo a trame ora classiche ora futuribili, che costituiscono un compendio di stili che passa dalle composizioni country blues(“Neon golden”, “Thrashing Days”) ad altre che ruotano intorno ad archi, fiati e campionamenti(“This room”, “Solitaire”, “Off the rails”), svettano per le loro atmosfere calde, avvolgenti e rarefatte “Pick up the phone” e “Consequence”, canzoni che diventeranno ben presto le colonne sonore delle malinconie amorose dei giovani di tutto il mondo: in questo i Notwist riescono ad inserirsi in quello spazio momentaneamente lasciato libero dai Radiohead, i quali persi nella loro continua ricerca di nuove vie per la musica indipendente si dimenticano di quella generazione smarrita e romantica sulle cui vicissitudini avevano costruito le loro fortune negli anni novanta.

“Neon Golden”, con la sua fragilità  e la sua elettronica emotività , è il perfetto emblema di quegli anni zero incerti e confusi (se possibile ancora di più degli anni dieci) che i Notwist hanno inaugurato in maniera del tutto inconsapevole del fatto che con questo album ne avrebbero rappresentato al meglio istanze e speranze, un lavoro che quindici anni dopo non ha perso un grammo del suo fascino e della sua innata capacità  di emozionare in maniera sincera andando a toccare le corde più delicate e profonde dell’animo umano, tutto questo in barba alla presunta durezza del popolo tedesco e di tutti i luoghi comuni costruiti nel corso degli anni intorno ad esso.

The Notwist – “Neon Golden”
Data di pubblicazione:
14 gennaio 2002
Tracce: 10
Lunghezza: 41:32
Etichetta: City Slang

Tracklist:
1.One Step Inside Doesn’t Mean You Understand
2. Pilot
3. Pick Up The Phone
4. Trashing Days
5. This Room
6. Solitaire
7. One With The Freaks
8. Neon Golden
9. Off The Rail
10.Consequence