Partiamo subito dalle conclusioni: quanto avevo apprezzato il synth-pop anni 80 di “Confess” e quanto invece trovo non del tutto soddisfacente (ma alla sufficienza piena ci siamo, sia chiaro!) questo nuovo “Caer” (“Eclipse” era molto peggio, se devo dirla tutta).

Il nostro George Lewis Jr prova a ritornare sulla via musicale dei suoi primi due album, con gli elementi anni ’80 che fanno capolino e un approccio decisamente morbido, dai toni bassi e quasi intimi (più che graditi dopo quanto sentito nell’album precedente a dire il vero), anche se qualche volta il ritmo alza la testa (“Too Many Colors” e la sbarazzina “Saturdays” che vede la collaborazione delle Haim).

Possiamo e dobbiamo apprezzare lo sforzo, in un disco che fin dal titolo sembra segnare la voglia e la necessità  di affrontare, con spirito catartico, una “caduta” personale non da poco (fu drammatico l’incidente che lo vide coinvolto assieme alla sua band). Quello che, a volte, stenta è la scrittura, piuttosto discontinua, tra momenti più convincenti e altri meno riusciti, cosa che non accadeva nei primi due album del buon George. La collaborazione già  citata con le Haim e quelle con Rainsford hanno uno spirito pop innato e pure ritornelli appiccicosi, certo, eppure ci paiono fin troppo furbette e laccate,   per fortuna poi arrivano una “Littlest Things” (che ti fa venire la pelle d’oca), l’avvolgente e toccante “18 Years” e sopratutto la cupa “Obvius People” a dimostrarci che la retta via può ancora essere ripresa, eccome.

Dai George, abbiamo fiducia!

Credit Foto: Tina Tyrell