Venerdì sera di metà  maggio dal clima ancora poco primaverile: l’appuntamento di oggi è al Covo Club di Bologna per una serata organizzata dai ragazzi del No Glucose Festival, che vedrà  esibirsi sul palco della storica venue di viale Zagabria The Molochs e The Shivas.

Il quinto e più recente album della band di Portland, “Better Off Dead” è datato 2016 (seguito poi l’anno successivo dall’EP “Turn Me On”), ma il gruppo dell’Oregon sta preparando un nuovo disco e questo corposo tour europeo servirà  loro per iniziare a testare anche qualche nuovo brano.

Si inizia piuttosto tardi, quando sono passate le undici già  da qualche minuto e subito il gruppo capitanato da Jared Molyneux inizia a trasportarci nel suo mondo magico e ipnotizzante, ma comunque impregnato da un buon senso melodico: “You Know What To Do”, per esempio, dopo un lungo intro strumentale dal sapore psichedelico e cinematico, si lascia andare a coretti irresistibili, per poi spostarsi su territori garage-pop.

Decisamente più dura la successiva “I Hear You Screaming”, che non solo ci sa mesmerizzare, ma ci conquista con le affascinanti linee di basso disegnate da Eric Shanafelt e con l’intenso drumming della bionda batterista Kristin Leonard.

Se la nuova “Playing”, dal ritmo decisamente alto, non nasconde nemmeno per un attimo la sua catchiness, “Ride On”, invece, ci riporta verso panorami sonori molto più psichedelici, pur mettendo in luce un non so quale elemento dancey che ci fa ricordare per qualche attimo i Primal Scream di Bobby Gillespie.

Da “Feels”, per una manciata di canzoni, la Leonard si prende la scena e passa ai main vocals, lasciando il posto dietro al drumkit al secondo chitarrista Jeff Boyardee: la sua voce risalta su un tappeto sonoro creato dalla chitarra piena di riverbero di Jared, in un perfetto mix tra psych-rock e pop.

E’ ancora Kristin la protagonista nella successiva “Off Axis”, incredibilmente romantica e dalle influenze garage-pop; “You Make Me Wanna Cry” è pulita, solare e mette in luce le sue influenze pop anni ’50, mentre “Manson Girls” arriva aggressiva e adrenalinica, rivelando ancora una volta come gli Shivas sappiano stare bene sul palco.

Tre quarti d’ora energici, divertenti, parecchio intensi e ricchi anche di spunti interessanti per questi ragazzi dell’Oregon: sarà  interessante ascoltare il loro sesto LP, quando uscirà  nei prossimi mesì.

The Molochs, invece, salgono sullo stage emiliano qualche minuto dopo la mezzanotte: il gruppo indie-pop californiano capitanato dall’argentino Lucas Fitzsimons ha pubblicato la scorsa estate il suo terzo LP, “Flowers In The Spring”, e lo sta presentando con un lungo tour europeo.

Incredibilmente catchy l’apertura con “You And Me”: il suo pop semplice sa comunque mandarci in un viaggio tra venature psichedeliche e rimandi british (band come Primal Scream, Stone Roses, The Charlatans e Oasis non sembrano poi così lontane).

La successiva “Ten Thousand” è, invece, molto più acida e veloce ““ il deciso drumming aggiunge una notevole dose di energia al brano, ma ha comunque un sapore della California.

“The One I Love” è incredibilmente poppy e impregnata di riverbero, mentre la luminosità  e il calore sembrano volerci spostare verso il loro stato di provenienza.

“A Little Glimpse Of Death” è delicata, non vuole pungere o colpire duro e ci lascia godere di quel gradevole fascio di luce che emana, ma ancora una volta ha un non so che di british con citazioni della band di Ian Brown.

Di nuovo influenze dal Regno Unito per la bellissima “I Wanna Say To You”: dolce, leggera e con una vena psych, ci conquista con il suo ritornello dalle melodie estremamente intriganti.

Ascoltando la successiva “Wade In The Water”, invece, avvertiamo la stessa sensazione di cui parlavamo qualche mese fa in fase di recensione del disco, ovvero che sembra essere uscita dalla penna degli Stone Roses. Davvero un bel trip!

“No More Cryin'” si concentra su territori psych-rock: ritmo incalzante, acidità  a dosi massicce e anche la gradita presenza dell’armonica, suonata proprio da Lucas.

“Charlie’s Lips” è incredibilmente luminosa, determinata e piena di riverbero: non c’è l’organo della sua versione originale, ma le influenze pop non mancano e, a nostro avviso, la rendono uno dei brani più godibili della serata.

Molto gradevole anche “Too Lost In Love”, che chiude la serata con un altro viaggio dalle parti di quella Manchester dei Roses con cori pop, un drumming che spinge verso l’alto e soprattutto ottime melodie.

Un set più che gradevole per una band come The Molochs che non nasconde di recuperare suoni dal passato: è sempre bello lasciarsi trasportare dalle sensazioni indie-pop e godere in ogni momento della loro luminosità  e della loro semplicità .