Le IDER sono un duo indie-pop di stanza nel nord di Londra. Le due inglesi si sono incontrare sei anni fa, mentre frequentavano l’università  a Falmouth e hanno iniziato presto a lavorare insieme, formando successivamente questo loro progetto. Il loro primo album, “Emotional Education”, è uscito lo scorso luglio per la prestigiosa Glassnote Records e tra pochi giorni le ragazze arriveranno in Italia a presentarlo con un’unica data prevista per martedì 12 novembre al Circolo Magnolia di Segrate (MI). Noi di Indieforbunnies.com abbiamo approfittato di questa occasione per una veloce chiacchierata con loro via e-mail, in cui abbiamo parlato, oltre che del loro LP d’esordio, dei loro inizi, del processo creativo, delle influenze, della loro etichetta discografica e ovviamente del concerto italiano. Ecco cosa ci hanno raccontato:

Ciao, come state? Presto suonerete a Milano: è la vostra prima volta in Italia? Siete contente? Che cosa vi aspettate da questo disco?

Hey! Questo è il nostro primo live di sempre in Italia! Siamo molto emozionate e non abbiamo idea di cosa aspettarci.

Ho letto che vi siete incontrare all’università  di Falmouth: quando avete deciso di formare una band e di iniziare a scrivere musica insieme?

Praticamente appena ci siamo incontrate abbiamo iniziato a scrivere e a cantare insieme, anche se le IDER sono nate a Londra dopo l’università .

Il vostro primo LP, “Emotional Education”, è uscito lo scorso luglio: vi posso chiedere da dove proviene questo titolo? Ha un significato particolare?

Il titolo proviene da un testo nella penultima canzone del disco, “Saddest Generation”. Volevamo che il titolo del nostro LP provenisse da un testo da scoprire sepolto da qualche parte nell’album.

Le vostre canzoni parlano di temi come sorellanza, potere delle donne e salute mentale: da dove avete preso l’ispirazione, mentre li stavate scrivendo? Sono personali?

Sì, i nostri testi sono molto personali. Prendiamo molto delle nostre ispirazioni dalla vita e dalle conversazioni tra di noi.

Come funziona il vostro processo creativo? E’ una cosa collaborativa? Di solito cosa viene prima, i testi o la musica?

E’ una cosa abbastanza caotica in quanto non è mai la stessa. Noi lavoriamo in maniera molto collaborativa, alcune volte arrivano prima i testi, altre la musica. Alcune volte scriviamo in maniera più indipendente e poi portiamo le canzoni all’altra, altre volte, invece, le idee arrivano da un momento magico in cui siamo nella stessa stanza.

Avete citato i Glass Animals e Lana Del Rey come influenze. Chi altro potete citare come vostre influenze musicali per il vostro debutto sulla lunga distanza?

SZA, Frank Ocean, Phoebe Bridgers, Kendrick Lamar, Wolf Alice, Fleetwood Mac, The 1975“… La lista puo’ andare avanti.

Avete definito il vostro sound “conscious pop”: ci potete spiegare questa etichetta e il suo significato?

Il “pop” è un grande ombrello sotto il quale cadiamo, ma mescoliamo e prendiamo ispirazione da così tanti generi. Lo abbiamo definito “conscious” perchè scriviamo in maniera premurosa e c’è una profonda consapevolezza nella nostra musica.

Vi posso chiedere delle vostre ottime armonie? Come fate a far funzionare le vostre due voci insieme?

Arriva tutto in modo molto naturale”… E’ il motivo per cui abbiamo iniziato una band insieme. Tuttavia lavoriamo molto duramente per creare armonie interessanti che siano una sfida per noi.

Risiedete nel nord di Londra: che cosa ne pensate della capitale inglese e della sua scena musicale? Ha influenzato il vostro suono in qualche maniera?

Sì, sicuramente, in modo speciale nei primi giorni delle IDER, quando ci siamo trasferite a Londra da Falmouth. E’ davvero fantastica, ci sono così tanti musicisti creativi e una grande scena di musica live che è così diversa ““ è un posto molto stimolante, che a volte puo’ essere un po’ travolgente.

Il vostro primo album è uscito per la Glassnote Records, che è un’etichetta davvero cool, che ha nel suo roster artisti come Half Moon Run, Phoenix, Daughter, solo per citarne alcuni: come è nata la vostra collaborazione? Siete contente di lavorare insieme a loro?

Siamo davvero in ottima compagnia nel loro roster!

Avete qualche nuovo artista interessante da suggerire ai nostri lettori?

Che Lingo, Caroline Polacheck, San Scout, Grand Pax.

Un’ultima domanda: per favore potete scegliere una vostra canzone da usare come soundtrack di questa nostra intervista?

“Busy Being A Rockstar”.

Photo Credit: Ade Udoma & Michelle Janssen