Venerdì 22 gennaio è uscito il suo secondo lavoro da solista, “Brigata Bianca”, che sta ottenendo ottimi riscontri e segna per Samuel un ritorno alle sonorità  elettroniche tanto care al vocalist dei Subsonica, dopo quelle più orientate al pop de “il Codice della bellezza”. In occasione della nuova pubblicazione e in attesa di leggere la recensione del disco tra le pagine della vostra webzine preferita, abbiamo approfittato per scambiare due chiacchiere al telefono, davvero piacevoli, con Samuel.

Ciao Samuel, grazie per il tuo tempo. Venerdì è uscito il tuo secondo album da solista e, quindi, innanzitutto volevo chiederti quali sono le tue prime sensazioni, i primi riscontri che stai ottenendo dalla promozione?
Guarda, così a caldo mi sembra che stia ottenendo un accoglienza molto positiva, sicuramente più positiva de “Il codice della bellezza” in quanto molti rivedono nel nuovo progetto il mio mondo musicale. Ne “Il codice della bellezza” vi era una rottura, uno strappo al mio passato musicale mentre in questo nuovo lavoro ho cercato di ritornare a quelle che erano le mie sonorità  del passato e, quindi, devo dire che intorno a me ho riscontrato molto calore.

Sanremo, il primo album solista, l’ottavo con i Subsonica e relativo tour, X-Factor, la rivisitazione di “Microchip Emozionale”, un libro “Come respirare”, il “Golfo Mistico Live” ed ora “Brigata Bianca”. La musica “come respirare” per riprendere il titolo del tuo libro, impossibile distaccarsi, ossigeno per vivere! A volte, invece, non senti il bisogno di staccare oppure sei avvolto da una sorta di processo creativo continuo? Tra l’altro nel tuo singolo “Tra un anno” ti chiedi dove sarai e cosa farai tra un anno.
Diciamo che questa è la mia modalità , ora per esempio già  sto pensando a come sarà  il mio prossimo progetto o addirittura quello con i Subsonica. Anche perchè devi tener conto del fatto che il nuovo disco, in realtà , è quello che ho nella testa già  da due o tre anni. Per noi artisti vale un po’ il motto di chi si ferma è perduto, nel senso che è giusto avere sempre l’occhio puntato oltre a quello che stai attualmente facendo anche perchè quello che fisicamente esce oggi, concettualmente ed emotivamente è stato pensato almeno un anno prima.

Ecco. Un anno dopo circa de “Il codice della bellezza” è arrivato “8” dei Subsonica. Ora “Brigata bianca”. Dobbiamo aspettarci a breve un nuovo annuncio della band?
Noi abbiamo un contratto discografico che prevede ancora un album. Come tu ben sai i Subsonica producono musica per assembramenti, ma siamo presenti e stiamo aspettando il momento per tornare insieme a lavorare al nuovo disco.

A proposito di assembramenti. Parliamo di live streaming che in questa pandemia, ovviamente, ha rappresentato per gli artisti il mezzo di comunicazione per eccellenza, se non l’unico per certi aspetti. Peraltro molte band, anche big, hanno proposto concerti in streaming, anche a pagamento. Ecco, sei favorevole a questo tipo di format, anche per il futuro, ed anche in considerazione del fatto che al momento non si sa quando potremo di nuovo gremire le piazze, i palazzetti e così via?
Allora, in questo momento storico sono aperto a qualsiasi sperimentazione per trovare il modo di fare arrivare la musica live anche alle persone da casa, in uno studio in streaming come peraltro anche io ho fatto nei giorni scorsi per “Brigata Bianca”. Poi, per come la vedo io e per come sono fatto io la musica rimarrà  sempre un momento di assembramento sotto un palco, in uno stadio, in uno spazio particolare all’aperto e, quindi, vedo abbastanza improbabile che il live streaming diventi un sostitutivo del concerto. Certo, può diventare una cosa in più, una cosa diversa, un modo nuovo di fare eventi per portare la gente dall’altra parte del mondo con viaggi multimediali ad esempio. Una cosa nuova, dunque, ma che non sostituisce il momento del concerto fatto di gente in attesa davanti ai cancelli, della corsa dal cancello al palco, sudore mischiato insieme alle persone. Insomma, siamo abituati da quando vivevamo con la clava in mano a ritrovarci davanti ad un fuoco la notte e ballare insieme e lo facciamo ancora oggi.

“Brigata Bianca” vede la partecipazione di alcuni tuoi amici Colapesce, Ensi, Fulminacci, Willie Peyote e Johnny Marsiglia, “una truppa allegra e multiforme”, come li hai definiti. Perchè sotto il nome di “Brigata Bianca”? E poi, come e quando nasce l’idea di questo album?
Guarda io ho deciso di intitolare questo disco pensando all’empatia, all’emotività  ed all’amicizia di queste persone che hai citato e che hanno deciso di supportare il mio progetto creativo con totale naturalezza e leggerezza, senza aspettarsi nulla indietro ma solo per il piacere di farlo e, quindi, il momento in cui dovevo decidere il nome da dare all’album, ho pensato proprio a questo bel gesto emotivo, creativo, che era la cosa più bella da raccontare in questo periodo terribile. Bianco è un colore positivo, è un colore che peraltro ti obbliga anche ad una riflessione perchè quando tutti noi artisti siamo di fronte ad un foglio bianco pensiamo a cosa scriverci sopra. La Brigata, dunque, sono appunto amici che hanno fatto questo gesto incredibilmente bello, quello di voler stare insieme a me nell’album e regalare la loro presenza mentre il bianco rappresenta la positività  di questo gesto.
La nascita del progetto invece abbraccia un tempo molto ampio, nel senso che alcuni brani come “Felicità ” e “Palermo” sono stati addirittura scritti nel finire del 2017 e che erano rimasti fuori da “Il codice della Bellezza”. Altri brani, invece, come “Cocoricò”, nato subito dopo l’estate oppure “Nemmeno la Luce” nato invece durante la prima pandemia. Quindi il disco abbraccia un tempo lunghissimo, ovvio che questo momento storico ha in qualche modo cambiato un po’ le carte in tavola nel senso che è entrato con tutta la sua drammaticità  nell’animo non solo mio ma di tutti gli artisti e quindi è entrato a far parte anche di questo album.

“Il Codice della bellezza” ruotava intorno al tema dell’amore, argomento semplice ed abusato ma intramontabile e dalle innumerevoli sfaccettature. In “Brigata bianca” si parla di felicità , ma anche di malinconia (come in “Chi da domani ti avrà “), di dubbi interiori (come nel singolo “Tra un anno”) e ancora una volta di amore (come in “Dimenticheremo tutto”, “Quella sera”, “Vorrei”, “Se rimani qui”).
Chi siamo noi senza l’amore! Gli esseri umani vivono per questo sentimento e colorano le loro giornate, tutto è legato all’amore. Dai primi innamoramenti alla scuola media fino a quando si decide di passare la vita con un’altra persona. Quindi, è inevitabile che l’argomento faccia sempre parte di un racconto. Io scrivo canzoni che da sempre vivono in questa dimensione, sono sempre atte a raccontare un amore, la propria vita ma sempre filtrate attraverso l’amore. Si può anche non parlare di amore nelle canzoni, per esempio in alcuni brani del disco non viene trattato però in un album è difficile non trovare questo argomento, a meno che non sia un album di elettronica senza voce, ecco.

A tal proposito, c’è un brano all’interno dell’album al quale tieni particolarmente, collegato magari ad un aneddoto od a qualche episodio?
Posto che sento tutti i brani molto vicini, uno di quelli che mi fa molta tenerezza è “Nemmeno la luce” perchè scritto durante il primo lockdown, insieme al desiderio di tornare al più presto alla normalità . Parla di quei momenti in cui potevamo girare da un locale all’altro, fare le otto di mattina ad una festa e tornare all’alba, cioè cose che ho fatto per vent’anni praticamente. Quindi è incredibile come una canzone del genere sia nata proprio durante il lockdown che ti ha obbligato a rimanere chiuso in casa.

Da marzo dello scorso anno hai dato vita ad uno studio/laboratorio che si chiama “Golfo Mistico”, dove hai registrato gran parte dell’album e che poi ha dato il nome del tuo ultimo tour. Come intendi portare avanti questo tuo progetto? Cosa dobbiamo aspettarci?
“Golfo Mistico” è il mio studio, la mia centrale operativa e creativa ed è il luogo che ha visto nascere e dare vita a “Brigata Bianca”; è una centrale multi creativa che oltre allo studio ospita una cucina, un bar e spazi in cui si possono creare altre attività , un luogo insomma che ho sempre pensato per la creatività  e che mette in contatto linguaggi completamente diversi che in qualche modo devono alimentarsi a vicenda. Per me la creatività  è sempre stata così, io ho utilizzato tutte le forme di creatività  per alimentare quella mia musicale ovviamente e quindi ho creato uno studio che non è semplicemente uno studio ma un luogo in cui si può fare di tutto. Questo luogo, peraltro, mi è stato consegnato in maniera fortunosa due, tre giorni prima del lockdown, una specie di regalo, avendo infatti la possibilità  di poter rimanere chiuso dentro la mia sala giochi e dare sfogo a tutta la mia creatività  ed, inoltre, avevo l’obbligo di fare un disco e quindi era perfetto. In un momento drammatico e incredibilmente difficile per il genere umano io ho avuto la fortuna di viverlo in quel luogo facendo quello che amo e credo che dal disco si senta.

Quale apporto ha dato la tua esperienza televisiva alla tua musica?
La televisione è televisione e la musica viene utilizzata in televisione come pretesto per fare televisione. Non sono andato ad X-Factor per cambiare la musica del mondo perchè in quel contesto la musica viene utilizzata per fare televisione. A me interessava cercare di imparare un linguaggio che non era ovviamente il mio perchè arrivo dal palco. Sapevo perfettamente che non sarebbe stata un’esperienza lunghissima perchè la mia voglia era quella di stare sul palco e non quella di parlare. Tant’è che ogni giovedì quando vedevo i miei ragazzi avevo voglia di chiuderli in camerino e salire io sul palco al posto loro, perchè sono fatto così e la cosa più difficile è stata proprio quella.
Devo dire che quell’esperienza, innanzitutto, mi ha lasciato un bagaglio espressivo diverso, un alfabeto diverso che io utilizzo per fare altre cose e poi mi ha lasciato questo rapporto incredibile con i ragazzi che ancora mantengo. Mi mandano i loro brani, mi chiedono consigli e quell’esperienza mi ha fatto un po’ provare quella cosa molto emotiva, non avendo io figli, di avere delle persone da consigliare, da indirizzare e da aiutare. Per assurdo, sono andato in televisione a fare l’esperienza emotiva più importante della mia vita.

Grazie mille Samuel, gentilissimo. Ti chiedo un ultimissima cosa. Noi di Indie For Bunnies di solito chiediamo agli artisti di indicarci un brano tratto dal loro ultimo disco da usare come soundtrack per l’intervista.
Visto che abbiamo citato l’unico brano nato durante il lockdown e che parla del contrario io direi “Nemmeno la Luce”.

Grazie ancora e in bocca al lupo per il nuovo disco e per il tour.
Grazie a te.

Credit Foto: Davide “DeFuntis” De Martis