La vittoria all’ultima edizione dell’Eurovision ha lanciato definitivamente i Maneskin oltre i confini nazionali.

In Europa e soprattutto oltremanica, dove l’album “Teatro d’ira – Vol. 1” è nella top 50 dei dischi e i brani “Zitti e buoni” e “I wanna be your slave” nella top 25 dei singoli, la band romana ha inevitabilmente portato ad accendere i riflettori, seppur superficiali, sulla lunga e consolidata scena rock italiana.

Come riportato da Rockol, il Guardian è tra i primi grandi media stranieri a ‘trattare’ in modo approfondito il fenomeno Maneskin e a dedicare più di un cenno ad altre realtà  musicali del nostro paese.

Scrive il giornale britannico:
Il pubblico inglese la ignora, ma c’è una tradizione rock italiana che va dalla band Premiata Forneria Marconi degli Anni ’70 ad artisti che negli Anni ’80 hanno riscosso anche il successo mainstream, come Vasco Rossi e Gianna Nannini. Nel 1979 Ivano Fossati passa dal prog-rock al cantautorato e scrive alcune raffinatissime canzoni per le dive italiane (fatevi un favore e ascoltate ‘Danza’), oltre a ‘La mia banda suona il rock’, una canzone che ha avuto un impatto enorme, per la critica, il pubblico e la cultura in Italia.

Non mancano poi cenni alla più recente scena alternative rock nostrana:
La bassista dei Maneskin Victoria De Angelis sottolinea l’importanza delle rock band italiane degli Anni ’80 e ’90. I Marlene Kuntz, le cui canzoni mischiano noise rock e tradizione cantautorale italiana. I Verdena, che attingono dal grunge. E la band alt-rock degli Afterhours.

Il lungo articolo dedicato ai vincitori dell’ultimo festival di Sanremo ed Eurovision lo trovate QUI.