Metà  agosto 2008, ero in Inghilterra con una crew di gente mai stata in terra albionica, completamente a digiuno di clubbin’ inteso alla maniera dei sudditi di sua Maestà  Elisabetta II. Tant’è, appena arrivati ci rechiamo in un pub caruccio (ma niente di più) in quel di Carlisle (dove risiedeva il ragazzo che ci ospitava) con un tizio che spingeva musica random, senza un filo logico, l’importante era che la gente tra una birra e l’altra ballasse e cantasse. Tra le varie canzoni, risuonava un gruppo a me sconosciuto, che ho scoperto quella sera stessa essere i Ting Tings. La canzone era “Shut Up And Let Me Go”. Tornato in Italia mi procurai al volo il loro disco di debutto, “We Started Nothing”, rimanendone piacevolmente sorpreso.

4 anni dopo, i due tornano sulla scena con il loro sophomore album dal titolo “Sounds From Nowheresville”, e stavolta il risultato lascia perlomeno basiti. Andiamo a capire il perchè. La sensazione al primo ascolto è che, nonostante questo non sia un brutto lavoro, Katie White e Jules De Martino non avessero bene in mente dove andare a parare, come se non sapessero che identità  dare a questo seguito. La grande varietà  sonora di questo disco si perde in alcuni passi in cui perde d’intesità , alcune tracce non propriamente nelle corde del due. Ad esempio, la prima traccia, intitolata “Silence”, si appoggia allo stile di Zola Jesus mentre le successive “Hit Me Down Sonny” e “Hang It Up” sono totalmente in linea con lo stile del loro debutto.

Le cose cambiano nuovamente in “Guggenheim”, dove Katie sposta l’interpretazione dal cantato al recitato, sensazione che stranisce all’inizio ma che alla fine si lascia ascoltare in scioltezza. Dopodichè, da “Soul Killing” a “In Your Life” troviamo praticamente un calderone di idee non propriamente sfruttate, che abbracciano più stili connessi alla musica elettronica ma non ne approfondiscono nessuno in particolare. Ribadendo il giudizio generale, ovvero un disco non brutto all’ascolto, dispiace vedere come questa occasione vada sostanzialmente sprecata, a causa della mancanza di un’idea di fondo che faccia da collante all’album. Niente di nuovo sotto il sole in definitiva, io consiglierei l’acquisto solo in caso lo trovaste in offerta, perchè la White ha una voce che mi piace e convince quasi sempre e pezzi che deludono in quanto brutti non ce ne sono, nel calderone propostoci. Completano il tutto, nella versione deluxe, alcuni remix che nulla aggiungono al valore complessivo del disco.

Al terzo disco valuteremo se i Ting Tings avranno ancora qualcosa da dire oppure no. Nel frattempo, io continuerò a suonare “Great DJ” e “Shut Up And Let Me Go””…the drums, the drums”…