Indie rock emozionale, suoni immediati, dolci, giocosamente pop.
E’ dall’altra parte del mondo che arrivano i Brunettes, duo formato da Heather Mansfield e Jonathan Bree, e precisamente dalla Nuova Zelanda.
“Structure & Cosmetics” è il loro terzo lavoro: fino ad ora hanno sempre pubblicato per l’etichetta Lil’ Chief Records, ma quest’ultimo album è quello che li consacra a livello mondiale, grazie all’appoggio della Sub Pop, ormai arcinota label di Seattle che conta tra i suoi gruppi del calibro di Band of Horses, Dntel, Postal Service, CSS, Low.
E da qui il grande salto. Che li ha portati ad aprire live di Architecture in Helsinki e Shins, mostrando così sempre di più il loro animo pop. Da vivo, in realtà , non sono solamente in due, ma si avvalgono di altri quattro componenti (come nel tour di presentazione del disco che ha toccato anche l’Italia), tra i quali compare anche questa interessante cantautrice, Pricess Chelsea ( qui il suo MySpace ), nuova entrata nel gruppo.
Il nuovo album targato Sub Pop si apre con “Brunettes Against Bubblegum Youth”, con un crescendo di cori e musica, che ricorda molto l’allegra follia dei The Go! Team, quasi una corsa per raggiungere la seconda traccia Stereo “(Mono Mono)”, che lascia invece maggiore spazio alle voci limpide di Heather e Jonathan, che si accostano a suoni più morbidi e delicati, scanditi da poche e sfuggenti note. “Her Hairagami Set”, singolo dell’album, sta a metà tra gli Stereolab e i Fiery Furnaces, dove la psichedelica è messa in riga dalle note della tastiera, con questo tintinnante xilofono che addolcisce la melodia e avvolge la bellissima voce di Heather. Spesso la voce di lei si alterna e si fonde con quella di lui, come nella bellissima “Obligatory Road Song”, che rimanda qua e là agli Architecture in Helsinki per le basi ritmate, ma decisamente molto più pop-zuccherato, condito con campanelli e tamburelli.
“Small Town Crew” è forse la traccia più cantautoriale del disco insieme a “Wall Poster Star”, che da qui prende una piega più tranquilla e lenta: bellissima spicca la voce di Heather, con sottofondo di chitarre, che a tratti si fa più cupa lasciando spazio a Jonathan.
La traccia omonima al titolo dell’album e che chiude il disco, parte lentissima per poi fiorire pian piano, tenendosi su sonorità basse e profonde: abbandona per alcuni secondi il pop per lasciare spazio a suoni piu distorti, ma redimendosi subito dopo.
I Brunettes ci suonano come una caramella dal doppio gusto, un lato dolce ed uno amaro. Non siamo nel pop mieloso, ma tra le melodie raffinate e delicate alla Belle&Sebastian, dove niente è mai troppo caramelloso.
Un appunto: a primavera dovrebbero ritornare in Italia. Assolutamente da non perdere.
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