Un’ora e mezza per prendere l’autostrada Roma-Firenze non e’ un stato un buon inizio per l’ennesima “‘trasferta rock’ toscana. Comunque dato che Jens lo abbiamo glorificato in sede di recensione, gli abbiamo comprato tutti i cd finora pubblicati e ” Night Fall Over Kortedala ” non è mai uscito dai nostri lettori cd nè dai nostri i-pod, la voglio di vederlo dal vivo ha sopperito alle mille e una imprecazioni contro il demone del traffico capitolino.
Bestemmie e maledizioni a parte, il viaggio con i due assidui lettori/contestatori di Ifb, DefinitelyKevin e Olmert, fila tutto liscio e il Signor Kevin, durante una sosta forzata all’Autogrill, trova pure il tempo di comprarsi un finto-Barracuda marca “Best Quality” per l’irrisoria somma di 29 euro e 90.

La tappa successiva è a Firenze, per una cena nel celeberrimo ristorante-fiaschetteria Delle Burde, menzionato anche sul Gambero Rozzo, scelto in tutta onestà  solo perchè a due passi dal luogo del concerto. Il conto di 170 euro per una modestissima cena ha però lasciato i commensali tra lo stupefatto e l’ incazzato. Soprattutto non è stata “‘digerita’ la fiorentina al sangue: va bene tutto, ma i 70 euro della bisteccona non stanno nè in cielo nè in terra. La pasta poi faceva schifo. Mentre accusavamo sobriamente il cassiere, se non altro due ragazzi ci hanno spiegato dove si trovava il Teatro Viper, e siccome erano simpatici gli abbiamo dato pure un passaggio in macchina. I due in questione si sono dichiarati la violoncellista e il chitarrista dei Comaneci from Ravenna, ovvero il gradevolissimo opening act della serata. Quando gli ho chiesto che musica suonavano, hanno risposto “‘avant-folk’. Definizione che alla fine ci sta tutta, perche’ il trio suona un folk tirato tra Amycanbe ( la cantante è la stessa ) e Hanne Hukkelberg, intimista con qualche digrignata elettrica e uno squisito gusto della melodia. Dato che non li abbiamo rivisti dopo la loro esibizione, gli facciamo i complimenti e li salutiamo da queste pagine”…

Il Teatro Viper è il terzo locale che vedo a Firenze, dopo il Flog e il Sashall. E, esattamente come gli altri due, dà  una pista a tutti quelli romani. Ampio e ben progettato, senza alcun problema di parcheggio, il Viper ti accoglie con uno spazio centrale che arriva in leggera pendenza fin sotto il palco, una soluzione che permette di avere un’ottima visuale da qualunque posizione. Parallelamente a quest’area, sulla sinistra si estende una balconata con qualche banchetto per il merchandising, i bagni e il bancone del bar. Zero confusione, possibilita’ di assistere al concerto da più parti senza ressa, acustica perfetta: un miraggio qui nella Capitale. D’altra parte se la gente continua a pagare 15 o 20 euro per andare in buchi senza areazione e con l’acustica del cesso di casa mia, mi pare comprensibile che nulla cambi da questo punto di vista”…

Anche il pubblico si lascia apprezzare, non foss’altro perche’ non si segnalano pletore di caschetti frangettati e converse nere ma piuttosto una buona eterogeneita’ di persone di ( quasi ) ogni eta’ ancora non schiave della moda ma devote piuttosto al culto della musica.

Jens arriva sul palco verso mezzanotte, accompagnato da una violoncellista ( che fisicamente è il tipico esempio di tristezza artica ), una violinista, una batterista, una chitarrista che somiglia ad un elfo e un tizio che sta ai computer e che manda tutti i campionamenti orchestrali. Dal vivo il menestrello non delude nessuna aspettativa: un’ ora e mezza di inarrivabile romanticismo pop, due bis e moltissimi pezzi pescati dalla prima produzione ( quelli contenuti in ” Oh, You’Re So Silent Jens” ), tanto che neppure sembra il tour di promozione all’ultimo disco. Da ” Night Falls Over Kortedala ” lo svedese prende il meglio, lasciando fuori solo ” Shirin “, sulla quale avrei pianto copiose lacrime di gioia, ma raccontando “A Postcard To Nina ” in una versione lunghissima e altrettanto spassosa rispetto all’originale. Poi ” Maple Leaves “, ” Friday Night At The Driving Bingo “, ” Sipping On The Sweet Nectar “, ” You’ Re The Light “, ” I’m Leaving You ” e insomma tutte le cose he ci hanno fatto innamorare della sua musica. Unica nota negativa, l’assenza in scaletta di ” When I Said I Wanted To Be Your Dog ” , che è forse la mia preferita. Pazienza.

Dunque, a fine concerto gli applausi sono scroscianti e la soddisfazione ai massimi livelli. Una sola domanda è però rimasta senza risposta: perchè ogni membro della band portava al collo una chiave?
Agli onniscienti l’ardua risposta.