Questo album parla di quelle persone che sono sedute in una sala d’aspetto, in attesa che la vita cominci e poi arriva l’infermiera e dice “la vita vi vedrà  ora”

“Life Will See You Now” di Jens Lekman è il frutto di un sapiente utilizzo di pianoforte e ironia, di coretti dal sapore svenevolmente disco e tastiere, di qualche tocco di musica calypso per nascondere testi che esprimono malesseri, domande e insicurezze.
Il quarto disco del cantautore svedese, ex bambino prodigio dell’indie-pop nordico, risultato di una lotta contro il blocco dello scrittore e con il passaggio generazionale -da brillante ventenne a ultra trentenne- è una piccola poliedrica gemma sonora.
Dopo maree di mini-cd a edizione imitata, dopo centinaia di canzoni diffuse nel sottobosco dell’underground, dopo tre album che hanno evidenziato sempre più l’indiscutibilità  del suo talento, in questo lavoro di studio Jens si ristudia e scopre nuovi aspetti della sua poetica compositiva.
“To Know Your Mission” apre il disco ed è una dichiarazione di intenti: Lekman vuole avere un sogno, un Gps nel cuore, una strada da seguire. Vuole essere un lavoratore sociale come suo papà : I’m serving you. L’eclettismo creativo si costruisce per contrasti: i coretti femminili e la chitarra funky che aprono “Evening Prayer” stridono con la sofferenza delle parole, che citano stampanti tridimensionali che riproducono tumori. In “Postcards 17” si parla di come affrontare le crisi, le paure ed esorcizzare i problemi, e le superficiali chiacchierate su ritmi caraibici e tropicali diventano esistenziali in “Wedding in Finistère”.
Ma sono proprio le parole stesse del cantautore che dispiegano al meglio l’album: Parlo di essere vicino a qualcuno seriamente malato ma senza sapere bene quanto vicino si sia. Parlo di conflitto e della prima grande litigata di una relazione. Parlo di un matrimonio dove ho suonato dove ho dovuto dare consigli all’ ultimo minuto. Parlo di scegliere con chi si vuole stare. Parlo di un profumo che mi ha rincorso per anni e dei ricordi incollati a quell’ odore. Parlo della tristezza di non essere in grado di esprimere amore o di essere vulnerabile nel confronto con un altro uomo. Parlo di un missionario mormone che ho incontrato una volta. Parlo della ricerca di capire perchè siamo qui su questa terra. Parlo dei ponti che attraversiamo e di come bruciano dietro di noi.

Lekman, questa volta, vuole uscire da un discorso introspettivo, vuole disegnare altro da sè, anche se finisce inevitabilmente e giustamente per esserne coinvolto, come accade per tutte le questioni sensibili e profonde che si vengono ad affrontare.
Il geniale accostamento di musica frizzante a tematiche dense di memorie e sentimenti consentono all’ ascoltatore di scegliere lo strato di lettura in cui collocarsi. Un primo e deliziante approccio di gusto fresco, oppure un secondo e profondo ascolto interiorizzante.
Divertente e leggero, il disco scorre nella gola come un buon vino. Ma, allo stesso modo, ubriaca di parole contenenti grandi verità  senza nemmeno accorgersene.

Credit Foto: Ellika Henrikson/Courtesy of the artistr