L’omonimo disco dei Moderat suona più o meno come un ipotetico incontro/scontro tra Burial e Four Tet, solo che il disco che documenta la collaborazione tra Burial e Four Tet è uscito sul serio ed allora viene a cadere la delicatissima ipotesi di partenza.
E l’ipotesi in questione cade ma non del tutto, visto che i Moderat potrebbero ragionevolmente essere considerati una versione più pop e solare della collaborazione tra Burial e Four Tet e visto che i Moderat stessi sono un incontro/scontro/collaborazione tra eminenze grigie della scena elettronica tedesca come Apparat e Modelselektor. Dunque musica per cervello e stomaco, con bassi che sbarellano a dovere, synth che si impossessano delle tue sinapsi e non se ne vanno via più ed occasionali voci che sembrano provenire da un altro luogo, un altro tempo, un altro spazio.

è dubstep? à‰ techno? è droga? è un sogno oppure un incubo? Sinceramente non so, però “Moderat” è un signor disco, di quelli che ti spiazzano a dovere. Lo ascolti, credi di aver capito la cifra stilistica dell’opera ma in un attimo tutto cambia, muta radicalmente lo scenario e quelle che un attimo prima erano certezze si sono tramutate in dubbi amletici che tormentano i neuroni, i tuoi neuroni. I broken beats lisergici di ‘”Seamonkey” che combattono per sei lunghi minuti contro sintetizzatori acidissimi senza che alla fine vengano fatti prigionieri, la superpop “Sick With It” che a tratti ricorda una versione addizionata alla ketamina della terrificante megahit anni ottanta “Living In a Box”, la terzomondista “Slow Match”, l’ambient-delirio “No 22” che sembra uscito dalla penna dei Global Communication dei giorni migliori (ovvero quelli di 76:14), i Sigur Ros che diventano acid house di “Porc #2”, la colonna sonora riesumazione del cadavere di Aphex Twin “Nasty Silence” sono la chiara dimostrazione che si può essere eterogenei ed eclettici senza essere per forza confusionari ed inconcludenti, ed anzi si può riuscire a dare alla luce un’opera che riesce a suonare incredibilmente compatta e monumentale pur essendo composta da tasselli diversi tra di loro.

“Moderat” è la dimostrazione chiara e lampante che alla fine tutto cambia per non cambiare, e si possono cambiare continuamente le carte in tavola per confondere l’avversario facendo perdere lui ogni punto di riferimento per riuscire a raggiungere in maniera molto agevole lo scopo (che in questo caso è dare alla luce un gran disco). La classe non è acqua.