Ci sono pochissime certezze nella vita. Una di queste è che in Italia non riusciremo mai a metterci ordinatamente in fila perchè nonostante all’asilo e alle elementari ci facessero mettere in fila prima di poter compiere ogni minima azione, noi non abbiamo mai colto la comodità  della cosa. Siamo talmente astuti che preferiamo formare una palla di persone sgomitanti e guadagnare quello che vogliamo con il sudore. Domenica sera, l’ennesimo esempio.

Era prevedibile che ci sarebbe stato casino, certo, ma non così tanto. Entrare alla Casa139 è stato più difficile che prendere i biglietti per il quarantesimo anniversario del festival di Glastonbury. Decine di persone ammassate fuori dalla porta che non capivano cosa fare. Chi con il biglietto ma senza tessera, chi con la tessera ma senza biglietto. Averli entrambi era l’unica soluzione più o meno rapida e indolore. Una volta dentro, solo la consapevolezza che il locale così pieno si è visto poche volte.
Il compito di aprire la serata spetta a Holly Miranda, che suona una manciata di pezzi eseguiti in modo decisamente non impeccabile, conditi con urla di dolore qua e là  e sussurri incomprensibili tra una canzone e l’altra. Trascurabile, ma dopotutto non siamo qui per lei e infatti quando salgono sul palco gli xx è tutta un’altra storia.

Gli xx sono esattamente come ci si aspetta: timidi, fermi e di poche parole. Ti buttano addosso i pezzi del disco e la cover di “Teardrops” di Womack & Womack e stai lì ad ascoltare, senza parole. Musica da ascoltare in silenzio, non c’è niente da aggiungere a quello che arriva dal palco. Con un disco come il loro c’è il pericolo che le canzoni dal vivo possano deludere, ma non è questo il caso. Decisamente no. La resa live dei brani è più che buona, soprattutto per due piccoli capolavori come “Islands” e “Heart Skipped A Beat”. Il valore aggiunto lo danno sicuramente le voci dei due cantanti, talmente belle che avrebbero l’attenzione di tutti anche se si limitassero a dire parole in libertà . è tutto preciso, rassicurante: non sono una band di plastica e la reazione del pubblico è sempre più calorosa.
Non hanno un grosso repertorio e il set, già  di per sè corto, scorre via veloce. Inizia ed è già  finito.

Impossibile stabilire se tutte quelle persone siano state portate alla Casa139 dall’hype che gira intorno alla band o dall’effettiva voglia di assistere al concerto, ma sarebbe un dato irrilevante. Un bel concerto non si nega a nessuno. Spiace per chi è rimasto fuori, ma ci saranno altre occasioni, visto che, come diceva il cartello attaccato alla porta del locale, la band tornerà  in Italia a febbraio. E spiace per Milano, città  con mille concerti e pochissimi locali.

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