Sei nella tua camera, davanti al pc, e appena parte “The Nature” giri per casa alla ricerca di una festa. Immagini di entrare nel salone e di trovare poche luci colorate che si appiccicano alle pareti. Immagini una masnada di braccia dinoccolate fluttuare per aria, corpi che si muovono appena sovraccaricati dall’alcool di quei cocktail estivi. Non ti rimane altro da fare che inserirti tra la gente, divincolarti tra di loro e trovare la giusta posa. E allora inizi a ballare. Oppure puoi mettere pausa e ritrovarti di nuovo davanti al monitor conscio di dover buttare giù quattro righe sui Casa del Mirto.

Probabilmente è lo scopo della chillwave: portarti indietro con gli anni, farti ballare, farti pensare che lo puoi fare per sempre. Italiani, di Trento, i Casa del Mirto ci avevano già  fatto capire quali erano le coordinate con il precedente album. Uscito solo pochi mesi fa, “1979” conteneva un pezzo magnifico: “The Haste”, che è glo-fi di origine controllata con tanto di beat rallentati e synth da estate-alle-porte. “The Nature”, allora, parte proprio da lì, ma con l’ambizione di poter arrivare più in alto. L’album, contenente 17 pezzi e presentato come un concept, è diviso in due atti. Il primo scorre come da aspettative ed è retto da pezzi come “Fake”, “Human Feelings” e “Ultimatum”. Ballabili e sonnolenti, con quella disinvoltura che non ne fa paradosso. In bilico tra Toro Y Moi e Washed Out, attingendo al repertorio anni 80, pur con la stessa spigliatezza dei cugini d’oltre oceano, ma senza la consapevolezza che quei trent’anni che da lì ci separano sono passati. Ciò che ne risente è allora il sound: troppo attaccato a coordinate fuori tempo. Ma davanti a “Good Boy”, solo per fare un esempio, ti accorgi che tutto questo non ha molta importanza. Che la bellezza vince sul tempo, alla fine dei conti.

Il secondo atto cerca di divagare: “Spaceman” e “Shout Into the Night” hanno una forte impronta Air, “Bulls” è un pessimo tentativo di apertura al rap/funk,   “Snap Yr Cookies” è un downtempo in vena U.N.K.L.E. impreziosito dalla partecipazione dei Cornershop.   A fare un passo indietro ci pensa “Just Promise”, che è una scorciatoia per una febbre-del-sabato-sera tutta particolare, in stile Cut Copy. “The Nature”, in conclusione, è un album ben fatto. Personale e ricco di spunti interessanti. Certo, non è il botto, ma manco ci va così lontano.