I The Evens sono il gruppo a cui Ian MacKaye si è dedicato dopo aver messo in “pausa indefinita” i Fugazi. Un progetto diverso da quanto fatto in passato, minimalista per concezione e vocazione: basato sulla sua chitarra e sulla batteria della moglie Amy Farina, ideato con l’intento preciso di eliminare il superfluo. Undici anni di vita e due dischi alle spalle (“The Evens” e “Get Evens”) prima di registrare il terzo album “The Odds”, quello della definitiva maturità .

Il grande pregio dei The Evens è riuscire a suonare compatti ed essenziali senza essere ripetitivi o scontati. Canzoni come “King Of Kings” (ripresa anche nella conclusiva “KOK”), “Timothy Wright” o “Sooner Or Later” sono costruite su un giro armonico piuttosto semplice, che però dice quanto basta. Come nei dischi precedenti Amy e Ian si suddividono i vocals in molte tracce, creando un ritmo indiavolato e molto rock alla PJ Harvey (“Broken Finger”, “Wanted Criminals” e “This Other Thing”) o stregato e sibillino (“I Do Myself”, “Let’s Get Well”e “Architects Sleep”). Album della maturità  dicevamo, e si sente nell’urgenza di “Warble Factor”, nella fluidità  di uno strumentale come “Wonder Why” che scivola via liscio nonostante superi i sei minuti di lunghezza. Però “The Odds” coinvolge soprattutto grazie a pezzi che giocano con i colori della bossa nova brasiliana come quella “Competing With The Till” profondamente ironica, che racconta le peripezie di una band in tour tra strumenti che non funzionano e club gestiti malamente.

Difficile trovare somiglianze o fare paragoni, parlando dei The Evens. Per immediatezza, per la voglia che hanno di ridurre tutto all’osso ricordano Tom Morello versione The Nightwatchman, con il quale hanno in comune anche l’indole battagliera. Punk rock dentro e apparentemente calmi fuori, Amy e Ian amano le contaminazioni, mettersi in gioco non rinunciando a scrivere testi pesanti come macigni (il mantra “need a job need a job need a job people need something to do they’re getting angry” di “Wanted Criminals” e il ritratto di un “Timothy Wright” che non sbaglia mai spiccano sugli altri) e in “The Odds” lo fanno particolarmente bene.