Attiviamo il radar e scandagliamo in profondità  un universo musicale sommerso. Ogni settimana vi racconteremo una band o un artista “‘nascosto’ che secondo noi merita il vostro ascolto. Noi mettiamo gli strumenti, voi orecchie e voglia di scoperta, che l’esplorazione abbia inizio (e mai una fine)”…

Andiamo con   piacere in Australia, Adelaide, a conoscere i Blush Response, che, a dire il vero, non sono certo agli esordi, visto che i primi EP risalgono al 2014. La formazione ruota intorno al talento shoegaze di Alister Douglas, che esordisce con “Telltale EP” ed è subito chiaro dove andremo a parare.
Se “(Not In It) For Love” è ipermelodica e sonica, ecco che “Without A sound” paga il doversoso tributo al feedback dei MBV, con questo sound pesante e granitico, che però si sublima nella dolcezza di fondo, mentre tutto intorno a noi si distorce. In “What’s In A Name” compare una chitarra acustica, che in sottofondo però viene sporcata dal rumore, mentre “Telltale” è shoegaze classico che, per noi adepti, è sempre di sicuro effetto, con i momenti di forte/piano che si alternano, la voce che annega nel sound e la melodia che ci avvolge.

Il secondo biglietto da visita si chiama “Dead Air” e anche questo è un EP. I punti di riferimento restano quelli del lavoro precedente e subito “Without You” lo mette bene in chiaro. Kevin Shields da la sua santissima benedizione, visto che le chitarre iniziali ci rimandano proprio ai divini MBV. La band preferisce i mid-tempo, eppure ecco che un brano come “This City Will Eat Itself” ci sorprende per il ritmo che si alza, a tal punto che il paragone con i Pains Of Being Pure At Heart è tutt’altro che fuori posto, vista anche la melodia immediata. Come accaduto con il lavoro precedente, nel terzo brano emerge una chitarra acustica, ben presto coperta dal fragore. Classicismi shoegaze adorabili. “Dead Air” parte con la batteria spianata e via con i chitarroni distorti.

Poi un lungo silenzio e finalmente ecco il ritorno, cosa che ha spinto noi di IFB a scrivere questo articolo. Un mesetto fa arriva “Still Life”, con la sua partenza indie-pop e poi le chitarre che entrano ad alzare il tasso shoegaze del tutto. Il brano è la prima anticipazione di “Hearts Grow Dull”, l’album d’esordio atteso per aprile.

Brodie Brà¼mmer dei Flyying Colours è ospite nel secondo singolo anticipatore, l’ottima “Cruel”, incalzante e piacevolmente Swervedriver.

Il 4 aprile ecco arrivare, fresco fresco, “Hearts Grow Dull”. L’esordio dei ragazzi australiani è ricco di fascino e suggestioni, proprio come ci saremmo aspettati da loro. Forse sfuma un po’ la devozione nei confronti dei MBV, mentre emergono pulsioni più rock o addiritura wave. Certo che in fatto di distorsioni e melodie i nostri ci sanno fare. Poco ma sicuro!