“Privè” segna il gran ritorno sulle scene degli Avion Travel a ben 15 anni di distanza dall’ultimo album di inediti. Nel mezzo però tantissime sono state le iniziative e i progetti interessanti che hanno visto coinvolti i vari musicisti della Piccola Orchiestra.

Abbiamo così apprezzato il carismatico Peppe Servillo nel ruolo di attore teatrale, abito che sembra calzargli a pennello visto come da sempre interpreta le canzoni del gruppo sul palco (una dote di famiglia, se pensiamo all’innato talento del fratello Toni, uno dei migliori attori italiani) e ascoltato i raffinati e originali repertori del contrabbassista Ferruccio Spinetti in coppia con Petra Magoni per Musica Nuda  e l’ensemble variegato e colorato dell’Orchestra di Piazza Vittorio del pianista Mario Tronco.

La voglia di collaborare di nuovo attivamente insieme era già  scoccata 4 anni fa in occasione di un tour protratto per più di due anni, ma solo un anno fa i membri originari avevano trovato la spinta giusta per comporre nuovi brani e riadattarne alcuni scritti per altri artisti. Eh sì, c’erano mancati molto, loro autentici talenti così difficilmente collocabili all’interno della scena musicale italiana ma che pure in un paio di occasioni vi erano entrati a gamba tesa, vedi la clamorosa quanto meritatissima vittoria sanremese conseguita nell’edizione del 2000 con l’indimenticabile “Sentimento”.

Più di tutti però ci mancherà  Fausto Mesolella, scomparso all’improvviso un anno fa, proprio mentre il gruppo si apprestava a dare la definitiva forma stilistica alle canzoni nuove. Canzoni che al solito vedevano indelebile anche il suo marchio, il suo inconfondibile stile, perchè Mesolella non era un “semplice” chitarrista, ma compositore arguto, istrionico, un grande Autore. La componente umana e di amicizia rimarrà  incolmabile e difatti non verrà  sostituito, visto che la chitarra appare e scompare tra i solchi dei brani. Al suo posto è stato integrato e ampliato l’uso del pianoforte e l’utilizzo delle tastiere, affidate non solo al rientrante Mario Tronco ma anche al più giovane Duilio Galioto, del vivaio dell’Orchestra di Piazza Vittorio.

E’ un album che miscela egregiamente una parte più oscura, cupa, malinconica, a tratti tetra, e un’altra più giocosa, briosa e movimentata, che però definire “leggera” nel loro caso apparirebbe fuorviante, visto che comunque i contenuti, sia testuali che musicali, mantengono standard molto elevati.
Brani già  noti come la glaciale “A me gli occhi/Incanto” già  eseguita dall’altrettanto algida Patty Pravo, la melodica e pacifica “Come si canta una domanda” del repertorio di Musica Nuda o l’esistenziale “Se veramente Dio esisti” portata al successo da Fiorella Mannoia, reggono il passo dei classici del gruppo. Ma a colpire sono anche e soprattutto gli inediti, a partire dalla canzone che intitola l’intera raccolta, una “Privè” in cui Servillo si mette a nudo, quasi in contrasto con una società  voyeuristica e che poco o nulla ormai sembra concedere alla componente intima.
Anche “Caro Maestro”, sentito omaggio alle persone in grado di guidarci e rassicurarci, spicca per versatilità  e sensibilità . Si tratta di uno di quei brani dove la presenza di Mesolella è tangibile, che in parte l’ha scritta e composta, ma pure interpretata.

Il cantautore Pacifico mette la sua firma in una della canzoni paradigmatiche del disco e che racchiude sin dal titolo uno dei concetti chiave che funge da filo conduttore, cioè il valore, il peso e l’importanza che ancora occorre dare alle parole: “Alfabeto” anche musicalmente richiama l’immaginario degli Avion Travel con un arrangiamento particolarmente riuscito dove è preminente l’intervento di Peppe D’Argenzio. Pacifico collabora anche nella conclusiva “Dolce e amaro”, anch’essa molto godibile e che ci ricorda lo spirito primordiale di Servillo e soci, oltre a fugare ogni dubbio rimanente sulla dualità  intrinseca di questo disco, capace di emozionare e di ancorarti rapito all’ascolto di brani intensi e sui generis come “Inconsapevole” e di farti anche pensare e sorridere con l’ironia de “L’amore arancione”.

Un ritorno non gridato, ma sobrio ed elegante, non eclatante ma solo perchè da sempre gli Avon Travel ci hanno abituato (bene) a questo registro sonoro e poetico.