Iniziare la recensione di questo disco firmato The Ar-Kaics partendo dalla cover mi sembra una buona idea. In genere non vengono neppure menzionate, tantomeno descritte, ma questo album ha qualcosa di peculiare: la copertina del loro secondo lavoro è stata disegnata da Mingering Mike. Molti -forse troppi- non lo sanno ma Mingering Mike è una stella della musica Soul. Facendo una veloce ricerca in rete scopriamo che “tra il 1968 ed il 1972 ha registrato più di 50 album, essere a capo di 35 sue case discografiche, prodotto, diretto e recitato in nove dei suoi film e colonne sonore. Solo nel 1972 ha pubblicato 15 LPs e più di trenta singoli ed i suoi concerti hanno registrato il tutto esaurito in ogni parte del mondo”. Ma la cosa più interessante è che tutta quella vastissima produzione è solo il frutto della fantasia di un ragazzo che in quegli anni s’inventò una infondata carriera di cantante Soul creando e disegnando centinaia di album che contenevano, al posto del vinile, la verosimile copia di un disco… ma di cartone! La scoperta di questo patrimonio (e di questa ingannevole storia) si deve a Dori Hadar, un investigatore privato che ha come hobby collezionare dischi, soprattutto Soul (ne ha più di 10.000), molti dei quali comprati in svariati mercati delle pulci. Nel 2003, mentre ne perlustrava uno a Washington DC s’imbattè in una intera cassa di vinili pubblicati da questo artista a lui inspiegabilmente sconosciuto ma che avrebbe inevitabilmente suscitato la sua curiosità  non appena scoperto il contenuto. Ancora oggi Mike rimane un personaggio timido e riservato ma esistono mostre dei suoi lavori grazie anche a Hadar che pubblicando le sue copertine su un famoso sito per collezionisti, ha contribuito a renderlo un vero e proprio “Cult hero”.

Ma torniamo alla band, perchè di musica dobbiamo occuparci. Gli Ar-Kaics si rifanno a quello che viene definito “Teen-Beat sound”, un genere che si sviluppo negli Stati Uniti negli anni sessanta come reazione allo strapotere delle band britanniche che in quel periodo spopolavano grazie all’esplosione della Beatlemania ma anche grazie ad altre importanti formazioni, citiamo gli Who, ovviamente gli Stones ed i non da sottovalutare Kinks. Dopo aver autoprodotto una serie di singoli ed il primo omonimo album, una buona notorietà  li ha portati alla Wick Records grazie all’interesse suscitato in due ottimi produttori come Wayne Gordon a Mickey Post (che hanno lavorato con band di tutto rispetto come Black Lips, John Spencer Blues Explosion e King Gizzard and the Lizard Wizard il primo e i Reigning Sound e The Jay Vons il secondo). Ovviamente i suoni e le atmosfere dei vari pezzi che compongono l’album risultano arricchiti da influenze psichedeliche che come tutti sappiamo irruppero prepotenti alla fine degli anni sessanta e da una propensione verso il punk inteso però nella maniera più spartana, quell’attitudine espressa non tanto nei suoni ma nell’atteggiamento che i nostri ragazzi di Richmond hanno pure nella loro vita di tutti i giorni. Kevin, Johnny, Tim e Patty trasmettono nei loro pezzi la loro indole scontrosa, quello stile selvatico ma stravagante che fa di “In This Time” una raccolta di brani che, come le copertine di Mingering Mike, sono chiusi in una scatola in un mercato delle pulci, ma una volta appoggiati sul piatto possono portarci in un mondo musicale quasi dimenticato.