Ma cosa possiamo dire di questi piccoli/grandi eroi? Album numero cinque per Glen, Steven e Neil che dispensano delizie power-pop che si sporcano con irruenza garage ma melodie che poi sono zucchero filato. Potremmo satre qui a chiederci perchè il grande pubblico ancora non li abbia già  considerati meritevoli di adorazione giornaliera, ma sarebbe ormai stucchevole: chi li conosce, beh, continui ad amarli e, se possibile, sparga la voce che Glenn Ian Page è ancora qui a dispensare ottima musica per farci saltare, cantare e ballare come se non ci fosse un domani.

I riferimenti per queste gemme musicali arrivano dal passato, da band come Who, Undertones o Jam, ma il bello è che poi arriva un pezzo morbido come “Pocketful Of Watches” in cui pare di sentire Beatles più Zombies più Beach Boys più Supergrass in vena di dolcezze e si resta a bocca aperta di fronte a simili meraviglie. Per chi ha deciso di trasformare il salotto in una pista da ballo in cui sfasciare i mobili della mammina, beh, arrivano pronte e fumanti canzoni roventi come “Ride On Coat Tails” (classica eppure da brivido!)”Nothing I Want” (travolgente, alla Hellacopters, giuro!), “Lisa Baker” che ti stende con il mix chitarra più coretti più ipermelodia o la magnifica “You Can’t Say Goodbye” in cui mi pare di sentire i Dot Dash di Terry Banks o i Monograph di casa Shinkansen. Sui sette minuti della finale “Man In The Woods”, beh, possiamo solo dire preparatevi alle montagne russe e non aggiungiamo altro.

Fuori dal tempo, fuori dalle mode, con quelle canzoni che ti pare di aver già  sentito mille volte e forse è pure vero, ma che, sempre, t’incatenano davanti allo stereo. I Len Price 3 vincono anche questa volta!