Guarda le posizioni dalla 50 alla 26 de I MIGLIORI 50 DISCHI DEL 2018
Guarda le posizioni dalla 25 alla 1 de I MIGLIORI 50 DISCHI DEL 2018
Leggi la classifica dei MIGLIORI DISCHI ITALIANI DEL 2018

#10) SOCCER MOMMY
Clean

[Fat Possum Records]
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Capire cosa significa cantare in modo personale e colloquiale è semplice. Ascoltare “Clean” è un esercizio di stile, di comprensione. Soccer Mommy è una scintilla nella notte e se molti dischi sono apocalittici, Sophie Allison (vero nome di Soccer Mommy) riesce a dare la sensazione che anche la notte più buia e intricata può essere illuminata e migliorata. Partendo da un disco così è facile migliorare una serata.
(Gianluigi Marsibilio)

#9) SUPERORGANISM
Superorganism
[Domino]
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Il collettivo più stralunato dell’anno, proveniente da mezzo mondo e radunatosi in un appartamento di Londra, sostiene di essersi conosciuto tramite la comune passione per i meme. Il loro pop caleidoscopico ha la freschezza e lo zeitgeist di quelli migliori.
(Francesco Dhinus Negri)

#8) BODEGA
Endless Scroll
[What’s Your Rupture?]
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Se amate i Parquet Courts crediamo proprio che i Bodega faranno al caso vostro, ma non pensate a dei semplici cloni, anzi, il loro punk si veste tanto di pop (“Jack In Titanic”) quanto lavora ottimamente sul ritmo, per sporcarsi a dovere così come diventare pure sbarazzino. Occhio che il meglio è rimasto alla fine, con la travolgente “Truth Is Not Punishment” piazzata come ultimo brano! Gran bel lavoro!
(Riccardo Cavrioli)

#7) LUMP
Lump
[Dead Oceans]
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Solo 6 brani (l’ultimo non lo considero tale) e un minutaggio un po’ troppo ridotto (e questo fa togliere mezzo punto al disco), ma quello che conta è una piacevolissima sensazione che ci avvolge, ascolto dopo ascolto, e ci rimane dentro per lungo, lungo tempo.
(Riccardo Cavrioli)

#6) DREAM WIFE
Dream Wife
[Lucky Number]
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Le tre ragazze di Londra che formarono un gruppo con il sogno di andare in Canada a fare un Tour non solo ce l’hanno fatta ma hanno pure inciso un diabolico album dove Rakel Mjöll ci ipnotizza con quel modo di cantare suo caratteristico, forse esaltando il suo accento islandese. Che dire di Alice Go ed il suo modo personalissimo d’interpretare il pezzo con riff seducenti e ruffiani. Il tutto condito da una strepitosa sezione ritmica dove Bella Podpadec padroneggia con maestria le quattro corde. Ascoltatevi F.U.U. ed il femminismo in salsa indie è servito.
(Sergio Appiani)

#5) STARCRAWLER
Starcrawler
[Rough Trade]
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E se il disco ha una lunghezza totale di solo 30 minuti, allo stesso tempo mette subito le cose in chiaro facendo partire a bomba questo 2018 con una delle band, a mio avviso, più Rock’n Roll ed interessanti del genere. Non fatevi scappare questo album dunque, potrebbe essere un peccato non prenderli in considerazione, e chiedo venia se ho utilizzato spesso il termine Rock’n Roll, ma qui ce n’è veramente tantissimo.
Promossi con ottimi voti.
(Ben Moro)

#4) ROLLING BLACKOUTS COASTAL FEVER
Hope Downs
[Sub Pop]
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Sono una forza della natura questi cinque ragazzi di Melbourne che dopo un ben accolto EP uscito nel 2017 hanno sbalordito critica e pubblico con questo superbo “Hope Downs”, album che segna anche il loro debutto sulla lunga distanza. La particolarità  della band è la presenza di tre chitarristi che sanno come amalgamarsi senza farsi ombra l’un con l’altro. Spiccato senso melodico e ritmi molto veloci fanno di “Hope Downs” un album freschissimo ed attuale. Una bellissima sorpresa.
(Sergio Appiani)

#3) TRACYANNE & DANNY
Tracyanne & Danny
[Merge]
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Sono una forza della natura questi cinque ragazzi di Melbourne che dopo un ben accolto EP uscito nel 2017 hanno sbalordito critica e pubblico con questo superbo “Hope Downs”, album che segna anche il loro debutto sulla lunga distanza. La particolarità  della band è la presenza di tre chitarristi che sanno come amalgamarsi senza farsi ombra l’un con l’altro. Spiccato senso melodico e ritmi molto veloci fanno di “Hope Downs” un album freschissimo ed attuale. Una bellissima sorpresa.
(Riccardo Cavrioli)

#2) SNAIL MAIL
Lush
[Matador]
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Vero, non c’è nulla di estremamente nuovo nell’indie rock di Lindsey Jordan, ma il suo album di debutto a neanche vent’anni è già  in grado di giocare ad armi pari con i classici e ha dalla sua una sincerità  e un’urgenza che è difficile trovare in un genere ormai così codificato. Pochi sanno tirare fuori canzoni come queste da una voce e una chitarra elettrica.
(Francesco Dhinus Negri)

#1) SHAME
Songs Of Praise
[Dead Ocean]
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La band di Londra raccoglie in questo album d’esordio i brani scritti negli ultimi due anni. Charlie Steen, leader della band, ha il coraggio di esprimere tutta la sua rabbia nei testi, proprio come negli anni d’oro del punk. Musicalmente sono perfetti: suonano insieme sin dai tempi delle scuole medie, un post punk dove la voce di Steel si esalta e soprattutto sa coinvolgere e esaltare chi lo ascolta. Dopo i Fat White Family da Brixton un’altra bella realtà !
(Sergio Appiani)