di Fabio Campetti

Torna (no) a farsi sentire e vedere in Italia, dopo un bel pezzo, Bon Iver o i Bon Iver, in realtà  Justin Vernon, che dopo l’acclamato e folgorante esordio ha, di fatto, allargato a collettivo il suo progetto. Lo fanno a ridosso della pubblicazione del disco nuovo dall’enigmatico titolo “i,i “, che vedrà  la luce, dopo tre anni di silenzio dall’ultima fatica discografica, alla fine di agosto, album del quale comunque stasera non suonano nulla, fatta eccezione per uno dei loro pezzi più easy e belli di sempre “Hey Ma” uscito come singolo apripista, insieme ad altri inediti, da un mese a questa parte.

Che dire? Stiamo parlando, probabilmente, dell’ensemble più importante a livello mondiale in ambito indie folk, mischiato alla psichedelia o all’elettronica, la “canzone” per eccellenza, quella con le radici salde nei classici, ma che profuma di futuro a tutti gli effetti, probabilmente i Pink Floyd dei giorni nostri, autentici fuoriclasse, quelli per cui si trovano anche poche parole, tanto bravi a togliertele. Un live assolutamente sopra le righe, fuori categoria e irraggiungibile per qualità  e ricerca, una produzione eccelsa, visual e suoni all’avanguardia e loro giganti su un palco enorme; dentro ci mettono tutto il repertorio che li ha resi celebri in questi 10 anni e più di carriera.

Dall’iniziale mozzafiato “Perth”, al calare della sera, con la penombra, accerchiati dalle mura del Castello Scaligero a Villafranca, un capolavoro nel capolavoro, una dietro l’altra canzoni in stato di grazia: “Towers”, “Heavenly Father”, la fotonica “10deathherecast” con un finale in crescendo, una stravolta “Calgary” e tra le altre “Creature Fear” che chiude il primo set di concerto. Una pausa insolita di 20 minuti, idea molto apprezzata (in stile teatrale) che ci separa dalla seconda parte del live aperto dalla sublime “Skinny love” con il solo Justin in cabina di regia, una “Flume” sempre sugli scudi, “Holocene” da lacrime e applausi o una “Minnesota Wi” rivisitata, grandi momenti di spettacolo puro, divertente e raffinato allo stesso tempo, più che una performance è un’esperienza, chiude un’ ora e mezza di set “For Emma” title track che diede il via, nel 2007, a questa fantastica avventura, c’è spazio ancora per il bis di “22 Oversoon” da “22, A Million”.

Pubblico adorante e soddisfatto lascia questa location strepitosa con la consapevolezza di aver preso parte ad un altro campionato. C’è poco da fare, eventi di questo tipo, ti fanno capire come esista un mondo musicale parallelo.