Hannah Williams è una cantante soul inglese e, insieme alla sua band, The Affirmations, tornerà  in Italia nei prossimi giorni (giovedì 28 novembre allo Spazio 211 di Torino, venerdì 29 al Locomotiv Club di Bologna e sabato 30 al Biko di Milano). Lanciata da Jay Z, che ha campionato il suo brano “Late Nights And Heartbreak” nel 2016 nella sua canzone “4.44”, la soul singer britannica ha girato il mondo salendo sui palchi di festival importantissimi e di venue prestigiose. Il mese scorso è arrivato anche il suo nuovo album, “50 Foot Woman”, e, in vista del suo imminente arrivo nel nostro paese, abbiamo intervistato lei e il suo tastierista James Graham via e-mail per parlare del tour, delle loro ispirazioni, di Jay Z e ovviamente del nuovo LP. Ecco cosa ci hanno raccontato:

Ciao Hannah, come stai? Tra pochi giorni suonerai in Italia: è la tua prima volta in Italia? Che cosa ti aspetti da questi concerti?

Hannah Williams: Assolutamente no. E’ la terza o quarta volta che vengo in Italia insieme a The Affirmations e forse la mia decima volta in totale, così mi sembra di tornare a provare un caldo abbraccio famigliare. Le cose che il pubblico italiano ci garantisce sono tante danze, urla e una risposta appassionata alla nostra musica. E’ un posto magnifico in cui suonare, pieno di persone fantastiche.

La tua musica è molto intensa a livello emotivo: per favore puoi dare ai tuoi fan italiani una piccola anticipazione dei tuoi concerti?

H.W.: Il nostro live è costruito per guidare il nostro pubblico attraverso le storie implicite delle canzoni. Il posizionamento delle ballate è pensato con cura in modo da offrire un’esperienza emotiva più colorata possibile. Vogliamo vedere sorrisi e lacrime e la temperatura nella stanza aumentare.

Il vostro nuovo disco, “50 Foot Woman” è uscito in ottobre: da dove prende il titolo? Ha un qualche significato particolare?

James Graham (songwriter, manager, tastiere): La canzone proviene dal poster di un b-movie di culto, “Attack Of The 50 Foot Woman”. Ho pensato: “Dobbiamo trovare un brano che dimostri direttamente la potenza di Hannah come icona femminile” e non riuscivo a farmi uscire dalla testa l’idea che lei fosse alta 50 piedi. La canzone è uscita forte, quasi punk e spicca nell’album, così come le sue immagini ““ quindi è diventata il titolo del disco.

Cosa ci potete dire dei testi delle canzoni del vostro nuovo album? Da dove avete preso l’ispirazione, mentre le stavate scrivendo? Sono personali?

J.G.: Ho sempre diviso le ispirazioni del songwriting in due categorie ““ interna ed esterna o personale e osservatoria, ma in realtà  non è così bianco e nero. Mi è sempre stato più facile scrivere parlando di qualcun altro o di qualcos’altro rispetto a me stesso, ma poi noto che nella mia scrittura ci sono collegamenti con le mie esperienze personali. Non puoi fare a meno di includere parti di te nelle canzoni perchè parlano di come tu vedi e capisci il mondo e non qualcun altro.

Avete registrato il vostro nuovo disco con il produttore Shawn Lee (Amy Winehouse, Lana Del Rey, Alicia Keys): cosa ha portato al vostro suono?

J.G.: Shawn ha sempre detto che avrebbe voluto lavorare con noi, così sapevamo fin dall’inizio che saremmo stati in mani sicure. La sua musica è incredibile ed è un onore lavorare con lui.

H.W.: E’ diventato davvero un buon amico e una guida per noi sin dalla prima volta che l’abbiamo incontrato e, come ha detto James, è molto talentuoso e un prolifico scrittore / produttore / performer. Il suo atteggiamento rilassato durante il processo era esattamente ciò di cui avevamo bisogno. A volte posso essere davvero una testa calda, ma Shawn è riuscito a tenere la temperature bassa ogni volta nel modo migliore. Ti vogliamo bene, man! La cosa più importante che ha portato è stata una gestione tranquilla e rispettosa di ogni canzone durante le registrazioni. Non possiamo essere più felici del risultato e non vediamo l’ora di lavorare di nuovo insieme a lui. E’ davvero un mago del suono.

Nel 2016 Jay Z ha campionato il tuo brano “Late Nights And Heartbreak” nella sua canzone “4.44”: ci puoi raccontare qualcosa in più a riguardo? Che cosa ha significato per te? E’ stato un onore?

H.W.: Il mio batterista Jai (che allora era il nostro manager) mi ha chiamato mentre ero in corriera con 45 studenti per andare a Leeds a un festival di cori. Mi ha detto che Jay Z avrebbe potuto chiamare e che non avrei dovuto dire nulla (davvero!). Il telefono non suonò per tutto il weekend così ho pensato che Jai mi avesse fatto uno scherzo o che Jay Z avesse abbandonato l’idea, così ho cercato di dimenticarla.
Due giorni dopo, mentre ero sull’autobus che ci riportava a casa, ho tirato fuori il telefono per chiamare mio marito e fargli sapere che eravamo quasi a Winchester e ho trovato una chiamata persa e un messaggio che diceva: “Ciao Hannah, so che sei molto occupata, ma puoi chiamarmi quando riesci? Grazie. Jay.” A quel punto ho perso la testa! Sono corsa a casa come Charlie Bucket e il suo biglietto dorato e ho chiamato il numero dalla nostra piccola camera da letto. Infatti era proprio Shawn Carter. Ha detto che aveva scritto la sua canzone più personale intorno alla mia voce e che voleva campionare “Late Nights And Heartbreak”. Mi ha chiesto di registrare alcune versioni differenti dei testi per lui siccome non era sicuro che forma avrebbe potuto prendere la storia. Alla fine non li ha usati ed è stato un peccato per me perchè ciò mi avrebbe potuto dare un feature credit (DANNAZIONE!), ma ha usato la traccia originale, che ha dimostrato quanto fosse già  potente in primo luogo. Non avevamo idea che avesse preso un campionamento così grande fino al 30 luglio, quando pubblicò il suo album. Non sapevamo nemmeno che sarebbe stata la title-track e delle scuse per Beyonce. Infatti non ci credevamo finchè non è stato davanti a noi! E’ stata una di quelle telefonate che ti cambiano la vita.

La tua voce è meravigliosa e sei già  stata paragonata a gente come Amy Winehouse e Aretha Franklin: questi paragoni ti rendono orgogliosa di te stessa e di ciò che stai facendo?

H.W.: Wow! Sì, naturalmente! E’ incredibile essere nello stesso libro, figuriamoci nella stessa pagina di queste due figure centrali del soul.

Hai già  suonato in grandissimi festival e in venue prestigiose in giro per il mondo: ciò ti ha dato una spinta per cercare di migliorare sempre più ogni giorno?

H.W.: Sì, ovviamente. Non siamo mai abbastanza gratificati”… Lavoriamo tutti molto duramente per sviluppare ogni elemento della nostra performance. Ogni cosa che facciamo viene criticata ed esaminata al microscopio in modo da assicurarci di fare le scelte giuste e che non ci sia nulla che possa essere migliorato in qualche modo.

Ho letto che tuo padre era un prete della Chiesa D’Inghilterra e che quindi tu sei cresciuta cantando musica classica sacra: per te è stato ovvio diventare una cantante soul?

H.W.: Cantare è nel mio sangue. C’è una lunga tradizione di canto nella parte di famiglia di mio padre ed è l’unica cosa che ho scelto come carriera. Quando ero giovane ero molto devota alla musica da chiesa e all’opera. Quando mi ho padre è morto avevo solo 14 anni e ciò mi ha totalmente distrutta. A quel punto persi la fede e mi allontanai dalla chiesa. Avevo già  iniziato a sperimentare altri tipi di canto e trovato l’amore per il palco, in particolare per quelli dei teatri musicali. Nei dieci anni successivi ho sperimentato molti altri generi e ho studiato Music Theatre all’università  di Winchester. A 25 anni ho trovato il percorso per la mia voce.

Un’ultima domanda: per piacere puoi scegliere una tua canzone, vecchia o nuova, da utilizzare come soundtrack di questa intervista? Grazie mille.

H.W.: Vorrei scegliere il mio pezzo preferito del nuovo album che mostra davvero la relazione tra noi tre donne di cinquanta piedi (Hannah Nicholson, Victoria Klewin e io) e le nostre voci. Si chiama “What Can We Do?” ed è stata scritta proprio da Victoria.