Pochi giorni fa è uscito il nuovo lavoro della band di San Diego, “Perdida”, di cui, come ho avuto modo di sottolineare in sede di recensione, non sentiremo affatto la mancanza.

Cosa diversa, invece, per quello che furono gli STP, band capace di sfornare perle che ancora oggi restano indelebili nelle menti dei fan, almeno in quelle con Scott Weiland al microfono (senza nulla togliere al grandissimo Chester Bennington).

Il trittico iniziale composto dal sorprendente “Core” del 1992, dal successivo capolavoro del 1994 “Purple” e dall’ingiustamente criticato   “Tiny Music… Songs From The Vatican Gift Shop” di due anni più tardi, hanno di prepotenza fatto ingresso nello scenario grunge che fino a poco prima era una prerogativa della scena di Seattle. Con il loro quarto album, “No. 4”, gli STP hanno poi definitivamente riposto le armi lasciandoci comunque un repertorio di inestimabile valore.

La top che segue è stata, probabilmente, la più tosta che ho dovuto affrontare perchè, per il sottoscritto, è stato davvero difficile trovare una preferenza così netta tra i pezzi dei primi quattro album.

10 ““ BIG EMPTY

1994, da “Purple”

Dal capolavoro del 1994, “Big empty” racchiude sonorità  tipicamente grunge tinteggiate da venature blues il tutto accompagnato da un Weiland in stato di grazia. “Conversations kill”!

9 ““ NAKED SUNDAY

1992, da “Core”

Eco di chitarre si odono da lontano prima che i cori si prendano la scena: “Ah, ah, oh, oh Ah, ah, yeah Ah, ah, oh, oh Ah, ah, yeah”. E quando arriva il turno di Scott in salsa overdrive, be’ toglietevi di mezzo!! Ma che pezzo è questo?!?!?

8 ““ VASOLINE

1994, da “Purple”

Ancora da “Purple” per questo singolo dal sapore “commerciale” ma comunque STP style. Potenti riff di chitarre a supporto dell’energico sound.

7″“ INTERSTATE LOVE SONG

1994, da “Purple”

“Purple” come se non ci fosse un domani….altro singolo, altro successo commerciale, altro gran bel pezzo della compagine californiana.  Ritornello irresistibile seguito da un altrettanto azzeccatissimo giro di chitarra: “Leavin’ on a southern train/Only yesterday you lied/Promises of what I seemed to be/Only watched the time go by/All of these things you said to me”.

6 ““ CRACKERMAN

1992, da “Core”

Brano tiratissimo, poco più di tre minuti scanditi da macigni di drum su un letto di heavy guitar!

5 ““ KITCHENWARE & CANDYBARS

1994, da “Purple”

Inquietante e malinconica closing track con annessa traccia fantasma.

4 ““ PLUSH

1992, da “Core”

Si è portato a casa un Grammy Award come miglior performance rock questo secondo singolo estratto dall’album del debutto. Probabilmente il brano di maggior successo della band di San Diego che riuscì ad arrivare in vetta alle classifiche mondiali.

3 ““ TUMBLE IN THE ROUGH

1996, da “Tiny Music… Songs From The Vatican Gift Shop”

Altro pezzo stratiratissimo contenuto nel terzo album della discordia che ha visto un Weiland sempre più dipendente dagli stupefacenti e che ha segnato il destino della band portandola, di fatto, allo scioglimento.

2 ““ CREEP

1992, da “Core”

Perla contenuta nell’esordio. Ballatona triste e accorata completamente acustica con tanto di video in bianco e nero per risaltare lo sconforto contenuto nelle parole dal sapore autobiografico di Weiland: “Take time with a wounded hand ‘cause it likes to heal…Half the man I used to be”.

1 – DOWN

1999, da “No. 4”

Il grunge non è stato un genere per tutti, l’hard-rock lo suonano in tanti, forse in troppi, ma con questo gioiellino gli STP hanno voluto dimostrare, a mio modo di vedere, che solo i top player possono scrivere pagine da tramandare ai posteri. Questa violenta e potentissima hit ha tolto di mezzo, seppur per un ultimo e breve grido, tutte le polemiche e i problemi che orbitavano intorno alla band in quel momento. Per questo considero “Down”, ma anche tutto “No. 4” un capolavoro non solo dal punto di vista prettamente musicale ma soprattutto per quello che ha rappresentato.

Credit Foto: Jeck M. / CC BY