di Stefano Bartolotta

Vent’anni di “Excuses For Travellers”. Vent’anni di uno dei migliori esempi di sempre in fatto di limpidezza melodica, sonora, vocale, interpretativa. Questo disco è innanzitutto limpido, e lo è a tal punto da emozionare profondamente, proprio per la forza intrinseca di questa caratteristica. Non è facile che essa, da sola, possa toccare il cuore così profondamente, ma queste 10 canzoni sono la dimostrazione che è possibile, che ci si può sentire inermi e bambini di fronte alla limpidezza.

Neil Halstead e Rachel Goswell, insieme all’altro ex Slowdive Ian McCutcheon e, in seguito, a un altro reduce dalla stagione d’oro dello shoegaze, Simon Rowe dei Chapterhouse, ci hanno messo tre album come Mojave 3 per arrivare a questo risultato irripetibile. Hanno dovuto ricalibrare i propri parametri, adattandoli alla scelta stilistica che avevano compiuto, ovvero quella di virare verso sonorità  acustiche e più americane che britanniche. All’inizio, si sono fatti ingolosire dalla loro capacità  di creare splendide atmosfere e non hanno saputo tirare fuori melodie abbastanza forti da dare la giusta concretezza agli splendidi arrangiamenti. Ma, disco dopo disco, hanno saputo trovare il giusto bilanciamento tra luce e ombra e mettere in campo una qualità  melodica da brividi. A quel punto, il capolavoro era servito.

E poco importa che il risultato possa apparire più come lo sforzo solista di Neil piuttosto che un lavoro di squadra. Questa è solo apparenza, perchè, in realtà , a sentir bene, di armonie e di intrecci, sia vocali che strumentali, ce ne sono eccome. Si tratta, quindi, di un magnifico lavoro di un collettivo che mette da parte ogni velleità  individualistica e si pone al totale servizio di canzoni meravigliose, e che dà  loro la forma perfetta, quella in grado di far godere ed emozionare l’ascoltatore più di qualunque altra. Non credo sia possibile immaginare nulla di più adatto, per quanto riguarda il lavoro in sede di arrangiamento, a far scintillare le composizioni di Halstead. E infatti, ese scintillano, eccome se scintillano, e noi ascoltatori non possiamo che adorarle.

Un altro aspetto decisivo è il fatto che un disco così pulito e delicato non presenta certo canzoni quasi tutte uguali, ma ognuna ha una precisa identità , sotto diversi punti di vista: grado di introspezione, il descritto bilanciamento tra luce e ombra, ruolo giocato dalle armonie vocali, numero di elementi musicali presenti, sviluppo sia sonoro che melodico del brano. I Mojave 3 non mostrano alcuna paura nè nell’aggiungere, nè nel togliere: nel songwriting, con canzoni quasi da cantare sotto la doccia e altre più votate all’atmosfera, ma, come si diceva, con un elemento melodico forte, e con esempi di forma canzone tradizionale che si alternano con composizioni più fluide e libere da schemi, e nel suono, con un uso ogni volta diverso di essenzialità  e pienezza, sempre splendidamente rapportato agli altri aspetti di cui sopra.

Inutile addentrarsi nelle canzoni specifiche, questo è uno di quei dischi in cui è impossibile scegliere un momento che spicchi sugli altri, e un elenco di 10 brani ognuno con la propria descrizione risulterebbe oltremodo tedioso. Meglio ascoltare, per chi non dovesse mai averlo fatto, o immergersi nuovamente in questo splendore per chi ci si fosse buttato anche già  tantissime volte. Tanto lo sappiamo, non stanca mai ed emoziona sempre, e oggi che compie 20 anni, un omaggio gli va dedicato.

Pubblicazione: 15 maggio 2000
Durata: 59:40
Genere: Country folk
Etichetta: 4AD

Tracklist:

In Love With a View ““ 6:09
Trying to Reach You ““ 4:47
My Life in Art ““ 7:21
Return to Sender ““ 4:48
When You’re Drifting ““ 6:01
Anyday Will Be Fine ““ 3:24
She Broke You So Softly ““ 5:05
Prayer for the Paranoid ““ 3:51
Bringin’ Me Home ““ 3:50
Got My Sunshine ““ 4:20