E’ realmente un peccato che gemme indie-pop di tale valore corrano il rischio di passare inosservate. I Kidsmoke sono da parecchio sui nostri radar e dobbiamo dire che non ci sbagliavamo a scommettere su di loro. Il quartetto gallese fa letteralmente la moltiplicazione dei pani e dei pesci in musica: con pochi e classici elementi, usati in modo sapiente e curato, riesce a generare una moltitudine di emozioni e di trame catchy alle quali è impossibile resistere.
L’impianto di base è quello che potremmo definire dream-pop, con una dolcezza innata nella band che sa sempre come rendere avvolgente e morbido il proprio sound, ma in realtà poi i ragazzi si aprono a suggestioni che abbracciano tanto gli anni ’80, quanto un gusto chitarristico anni ’90. Nei mid-tempo evocativi e suggestivi dei Kidsmoke non sorprendetevi di trovare il gusto pop leggiadro dei Real Estate, le chitarre jangle-pop che guardano a Johnny Marr così come le arie più riverberate di un Kevin Shields non in vena di stordirci ma, dolcemente, di accudirci (“The Blues You”).
In cima al trattato sonoro dei Kidsmoke resta il vocabolo più importante, ovvero “melodia”. La linea guida che accomuna tutti i brani è li, sia che si respirino profumi wave (“Rising Sun”) sia che sembri di ritrovare quei vecchi amici dei Pains Of Being Pure At Heart dell’ultima parte della loro carriera (“Take Me To The River”), per non parlare di un Robert Smith pronto a dare lasua benedizione a una delizia come “She Takes You Under”.
Ritornelli entusiasmanti e solari (“Passenger” è travolgente in questo senso) ci catturano al primo istante, ma anche quando i ritmi calano la band non molla il colpo (“Little Easy” potrebbe appartenere al repertorio degli ultimi Night Flowers).
Lo dicevamo e lo ribadiamo, guai a lasciarsi suggire questa delizia guitar-pop che risponde al nome di “A Vision In The Dark”. I Kidsmoke meritano realmente attenzione e stima.