A volte, per un motivo o per un altro, capita di dissociarsi dalla propria realtà  e non sentire alcun legame con la propria identità . La pandemia ha contribuito tanto a questo, ma anche a risolvere il problema: ci siamo ritrovati costretti a passare più tempo con noi stessi, i nostri pensieri e anche le nostre paure più recondite. L’artista islandese à“lafur Arnalds ha vissuto a fondo quest’esperienza, rendendola quasi tangibile con il suo album “some kind of peace”.

Definito dal musicista stesso come il suo disco più intimo e personale, “some kind of peace” racconta la storia di un uomo abituato a vivere la sua vita con ordine, quasi in maniera maniacale, e si ritrova travolto da un mondo che non vuole seguire le sue aspettative. Nonostante un iniziale momento di confusione e disorientamento, Arnalds capisce ciò che forse alcuni riterrebbero la chiave per la felicità : non possiamo controllare tutto ciò che succede, e va bene così. Non sappiamo per quale motivo accadano determinate disgrazie, tutto ciò che conta è la nostra reazione ad avvenimenti del genere.

Pur essendoci sempre stato presentato come termine negativo, il caos è una forma di armonia e ordine ““ cosa che potrebbe risultare piuttosto ironica, considerando il modus vivendi precedente di à“lafur. Se si pensa però alla sua vita e a come avesse dei ritmi frenetici, tra live e viaggi continui, si capisce subito quanto sia fondamentale prendersi una pausa per ricordarsi che si è solo essere umani, e che non sempre le cose andranno bene. Soprattutto, che non bisogna incolpare se stessi se non si riesce ad accettare la propria realtà : tempo al tempo e tutti troveremo, in un modo o nell’altro, “un certo tipo di pace”.

In quest’album, fanno la loro bella figura soprattutto i feat, dal musicista britannico Bonobo in “Loom”, alla delicata voce dell’islandese Jófrà­à°ur àkadóttir  (in arte JFDR) in “Back To The Sky” (brano che, tra l’altro, dà  il titolo al disco). Da sottolineare in maniera particolare è il monologo all’inizio del brano di chiusura “Undone”, della cantautrice Lhasa De Sela. Parla di come ci si sente a diventare sempre più piccoli in un mondo sempre più grande e infinito, ma anche di vita e morte. Per à“lafur è un modo di spiegare che la vita è un susseguirsi di rinascite, che possono avvenire tramite la musica; a riguardo, infatti, ha affermato “ogni volta che succede qualcosa di negativo ci capita di sentirci come se stessimo morendo, ma poi ci sorprende che non lo stiamo facendo, anzi; stiamo solo rinascendo”.

Ognuno di noi è quindi una fenice che sa rigenerarsi anche nelle situazioni più disperate, pur non rendendosene conto; a farlo capire bene ““ e portarci conforto ““ c’è allora “some kind of peace”, che si apre all’ascoltatore come un grande abbraccio di conforto. è una consolazione dolce, serena, tra sonorità  ambient che sembrano davvero guidare il ritmo del tuo respiro e renderlo sempre più calmo.

Probabilmente nessuno sapeva cosa aspettarsi dal nuovo disco di à“lafur, ma possiamo sicuramente dire che è stata una più che piacevole sorpresa per le nostre orecchie ““ ma, soprattutto, per i nostri cuori.

Credit Foto: Marino Thorlacius / Mercury Classics