Sono passati oltre tre anni dal sophomore di Julien Baker, “Turn Out The Lights”, ma ora la musicista del Tennessee è ritornata con questo “Little Oblivions”, dopo la sua esperienza nelle Boygenius, il suo progetto insieme a Phoebe Bridgers e Lucy Dacus, con cui ha pubblicato un omonimo EP nel 2018, e dopo essersi laureata nel 2019.

Registrato a Memphis tra dicembre 2019 e gennaio 2020 insieme a Calvin Lauber, il disco è stato prodotto dalla stessa Baker e poi mixato da Craig Silvey (The National, Florence & The Machine, Arcade Fire) e masterizzato da Greg Calbi (Lou Reed, John Lennon, The Ramones).

La press-release ci speiga che il nuovo LP racconta delle esperienze assimilate negli ultimi anni dalla musicista statunitense e che Julien ha voluto arricchire il suo suono attraverso l’utilizzo di nuovi strumenti quali basso, batteria, tastiere, banjo e mandolino, suonati per la maggior parte da lei stessa: il risultato è quindi un album, come al solito, molto personale, ma allo stesso tempo decisamente più ricco di dettagli sotto il punto di vista strumentale.

Iniziamo ad ascoltare “Little Oblivions” e abbiamo subito un esempio di quanto appena scritto: “Hardline”, pur mantenendo i vocals calmi e speranzoni del passato, presenta inaspettate chitarre distorte, synth scintillanti e un drumming intenso dando al pezzo un tono indie-rock, mentre la passione è sempre presente.

Il singolo “Faith Healer” si apre con un handclapping che va spesso a sovrapporsi al lavoro della delicata sei corde e dei synth: il tono della Baker, invece, rimane sempre confessionale e doloroso.

Basata sul piano, invece, “Crying Wolf”, seppur semplice a livello strumentale, è senza dubbio la canzone più toccante di “Little Oblivions” con la notevole dose di emozioni che la voce di Julien riesce a passare a chi ascolta.

Davvero interessante anche la successiva “Bloodshot” con elementi come vibranti percussioni e rumorosi synth a caratterizzarla insieme ovviamente ai vocals sempre pieni di grazia e di passione della musicista del Tennessee.

Ottimo il lavoro percussivo anche nel recente singolo “Favor”, in cui i toni vocali emozionanti, sinceri e delicati sono i veri protagonisti, grazie anche alla presenza delle sue compagne nelle Boygenius Lucy Dacus e Phoebe Bridgers, che arrivano qui ad aiutare l’amica.

In “Repeat” poi sono le percussioni elettroniche ad andare a sovrapporsi alla gentilezza della voce della Baker insieme alle altrettanto morbide linee disegnate dalla sua sei corde.

Un lavoro maturo e allo stesso tempo doloroso, toccante e vulnerabile che sa arrivare dritto all’ascoltatore. “Little Oblivions” mostra un altro passo avanti molto importante per questa giovane songwriter statunitense: senza mai dimenticare di mettere il cuore nelle sue canzoni, Julien aggiunge nuove tinte alla sua tavolozza sonora e noi non possiamo fare altro che godere del suo grande talento ed emozionarci davanti alla sua musica.

Credit Foto: Alysse Gafkjen