E’ passato appena un anno e mezzo dall’uscita di “Trashing Thru The Passion”, ma nel frattempo tante cose hanno cambiato il mondo: gli Hold Steady lo scorso anno sono tornati a Londra per tre date appena prima che l’Europa chiudesse totalmente per la pandemia e ora eccoli di nuovo in pista con un nuovo album, il loro ottavo (il primo per la Positive Jams, l’etichetta di loro proprietà ).

Il frontman Craig Finn nella press-release spiega che, sebbene il disco sia stato registrato (al Clubhouse di Rhineback, NY insieme a Josh Kaufman) prima dell’arrivo del Covid-19, parla di temi quali il potere, la ricchezza, la salute mentale, la tecnologia, il capitalismo, il consumismo e la sopravvivenza, che sono diventati ancora più importanti negli ultimi mesi.

Il nuovo LP si apre con un piano leggero e malinconico ad accompagnare la voce di Finn che inizia a raccontare le sue storie, che in questo caso parlano di marziani e di spacciatori, mentre la chitarra sposta il sound verso territori di Americana.

In “Family Farm”, nonostante una sezione ritmica parecchio determinata, i veri protagonisti risultano essere il piano di Franz Nicolay e gli splendidi fiati di Stuart Bogie e Jordan McLean, probabilmente una gradita aggiunta offerta dalla sapiente mano di Kaufman: allo stesso tempo la voce di Finn rimane sempre passionale e vitale come ai primi giorni della band.

“Unpleasant Breakfast”, che parla di un hotel infestato dal fantasma di un marinaio che aveva perso il suo tesoro nel porto, rivela inaspettate influenze funk con altrettanto inattese inserzioni di fiati e cori decisamente divertenti.

In “The Prior Procedure” le sei corde di Tad Kubler e Stevie Selvidge disegnano pesanti riff dai sapori classic rock, mentre la batteria di Bobby Drake aggiunge ulteriore potenza e velocità  al pezzo e i fiati lo decorano con eleganza.

In seguito “Me & Magdalena” vede ancora in primo piano il piano di Nicolay e, mentre le due chitarre aumentano le sensazioni melodiche, Finn racconta dei problemi di un drogato.

Tirando le somme questo “Open Door Policy” è un lavoro elegante e brillante che, come sempre, dà  la possibilità  a Craig di narrare con la sua tipica passione le sue storie e descrivere molto accuratamente i suoi personaggi: un album dall’anima rock davvero solido e intelligente.

Photo Credit: Adam Parshall