Era il 1996 e non riesco dopo 25 anni ad immaginare un tiolo così azzeccato per un album che ha tutte le caratteristiche per farsi ricordare da solo, ma che ha avuto la fortuna di essere associato anche a queste 2 parole e mezza, così pregne ed evocative, interscambiabili, contestualizzate e potenti. Con questo secondo album Tricky prende il largo, decide di espandere le basi sensoriali negli abissi della sua fumosa mente, abbandonando i piacevoli ma mai sicuri lidi multicolorati di “Maxinquaye” ma forgiando un altro capolavoro di densa e cupa lascivia musicale, un disco inquieto e malato, grondante un’umanità  da bassifondi metropolitani, nottambula e flirtante, con ritmi, voci e suoni che interpretano lo scorrere di una deriva lussuriosa e pericolosa nel buio ambivalente della vita, con spettatori ed appunto interpreti di una messinscena di un viaggio ipnotico per pochi fortunati attori.

Di fatto, Tricky assottiglia nelle 10 canzoni qui contenute la gamma dei generi che l’avevano fatto emergere prima con i “Massive” poi col primo album, per tornare in parte ad una specie di trip hop tribale, molto roots, creando un suo proprio stile (frase molto abusata, ma bisogna anche avere anche il coraggio di usarla quando serve e qui è assolutamente giustificata) dove alla frenesia ritmica di canzoni tipo “Sex Drive”, la stessa “Tricky kid” si accompagnano schegge sonore varie, una fisarmonica, un campionamento inconsueto,   una chitarra nervosa in loop (“Lyrics of fury”) in una combinazione magistrale di energia sincopata ed esplosiva che dà  una forza vorticosa a dei pezzi che di per sè sarebbero quasi bozzetti, outtakes, cose che nascono e finiscono senza capo nè coda, quasi forme sperimentali: Tricky riesce qui a condensare un messaggio sonoro originale e sentito un pò torturando la forma canzone, dando comunque la forma così incisa a questo magma nuovo ed inebriante, cosa che in futuro pur mantenendo questa attitudine di un certo livore minimalista non sarà  capace di portare a tali livelli.

In “Pre Millenniun Tension” invece, tutto sembra emergere dalle viscere, non solo nei brani come dire più mossi, ma anche e soprattutto in quelli più malati e cupi, tipo “Bad things”, una straordinaria nenia nera allucinata e sognante con la tipica storpiatura canora dell’ex membro del Wild Bunch, un vero affascinante trip nel fumo del pensiero, una specie di ossessione lunare per palati decisamente in stato di alterazione.

Determinante comunque l’apporto di Martina Topley Bird, che trova forse ancora maggior spessore interpretativo in queste canzoni risicate, forse il palcoscenico irripetibile per la sua collaborazione con l’allora compagno, basti ascoltare una cosa come “Bad dreams”, una canzone centrale in quest’album con quel incedere della voce femminile deciso e perfettamente scandito con le parole della disperazione, sotto, rumori di fondo, una batteria marziale, la solita chitarra agonizzante, Martina che sciorina le sue rime, un maledetto cattivo sogno che avremmo voluto non finisse mai.

Un disco di una bellezza rara e profonda, difficile ma ancora oggi insuperato, complesso ma scarno, che brucia emozioni come il fuoco nelle mani del disegno della copertina, il fuoco eterno e maledetto di un blues primordiale, (“Christiansand”), che pervade almeno nel mood tutto l’album, che lo rende impermeabile dalle mode del tempo, ancora oggi super attuale, perchè dotato di una tensione emotiva inalterata estesa dall’inizio alla fine dell’ascolto; anzi in questo torpore post covid, dischi come questo dovrebbero fare piazza pulita su narcisismi e le cazzate onanistiche sul dove ricominciare, che fare, come campare, basterebbe imparare dalla vita disgraziata di questo ragazzo di Knowle West per capire da dove partire, dai quintali di sfiga che ti schiacciano fino a sentirsi “nearly God”. Ma è anche questione di destino, che va e che viene, e che per nostra fortuna nel suo ineffabile contorsionismo, ogni tanto ha mostrato la faccia positiva anche al nostro buon inconsapevole Tricky.

Pubblicazione: 11 novembre 1996
Durata: 47:21
Genere: Trip hop, musica elettronica, musica sperimentale
Etichetta: Island / PolyGram
Produttore: Tricky

Tracklist:
1. Vent
2. Christiansands
3. Tricky Kid
4. Bad Dreams
5. Makes Me Wanna Die
6. Ghetto Youth
7. Sex Drive
8. Bad Things
9. Lyrics of Fury
10. My Evil Is Strong
11. Piano