Da qualche anno ormai il venerdì è il giorno della settimana consacrato alle uscite discografica. Quale migliore modo allora per prepararsi mentalmente all’imminente sospirato weekend se non quello di passare in rassegna le migliori album usciti proprio nelle ultime ore ?
I dischi attesi per mesi sono finalmente tra noi… buon ascolto

IDLES – “Crawler”
[Partisan]

A poco più di un anno di distanza dal loro terzo LP, “Ultra Mono”, gli Idles piazzano un nuovo capitolo della loro incredibile e fulminea ascesa.
In “Crawler”, la band dà  vita a storie vivide di traumi, dipendenze e guarigioni con la musica più commovente scritta finora. Ci sono, ovviamente, diversi momenti che porteranno il caos assoluto nei locali quest’autunno, come il glam rock distorto di “The Wheel”, lo schiaffo in testa grindcore di “Wizz” e il groove sgangherato di “The New Sensation”. Ma ci sono anche nuove trame ed esperimenti che spingono gli Idles in un nuovo entusiasmante territorio, come l’inno dell’universo alternativo “Stockholm Syndrome” e “Progress,” un “mantra di realizzazione” che calma il corpo e la mente in un modo che poche canzoni degli Idles hanno mai fatto prima.
Ora che il nuovo disco è finalmente fuori manca un solo passaggio per chiudere il cerchio: gustarsi gli IDLES su un palco il prima possibile.

DAMON ALBARN – “The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows”
[Transgressive]

Immerso tra i suoi tanti progetti Damon Albarn trova finalmente anche il tempo di tornarsi a proporre in vesti soliste.
“The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows”, che segue di 7 anni l’ottimo “Everyday Robots”, era stato inizialmente pensato come un lavoro orchestrale ispirato ai paesaggi islandesi. Lo scorso anno durante il lockdown Albarn si è riavvicinato alla musica, dando vita a 11 tracce che esplorano tematiche come la fragilità , la perdita, la nascita e la rinascita. Il risultato è una raccolta di brani in cui Albarn si presenta come uno storyteller. L’album prende il titolo da “Love and Memory”, una poesia di John Clare.

COURTNEY BARNETT – “Things Take Time, Take Time”
[ Marathon Artists / Mom+Pop / Milk! Records]

Tre anni, tanti ne sono passati dall’ultimo prezioso “Tell Me How You Really Feel”, abbiamo dovuto attendere per ritrovare la musicista indie-rock australiana.
Trainato dai soliti ottimi singoli ascoltati nelle scorse settimane (“Rae Street”, “Before You Gotta Go” e “Write A List Of Things To Look Forward To”) “Things Take Time, Take Time” ha avuto una gestazione di due anni ed è stato registrato tra Sydney e Melbourne tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 insieme alla produttrice e batterista Stella Mozgawa delle Warpaint.

JON HOPKINS – “Music For Psychedelic Therapy”
[Domino]

Nuovo disco di Jon Hopkins e, come da titolo programmatico, nuovo viaggio sensoriale.
Il produttore inglese presenta così “Music For Psychedelic Therapy”:
Ciò che è cresciuto da questa esperienza è un album senza battiti, senza un suono di batteria, qualcosa che è più vicino a una sinfonia classica che a un disco di dance/elettronica. Qualcosa che è più come fare un’esperienza che ascoltare un pezzo di musica. Forse qualcosa di molto più emotivamente onesto di quello che ero stato a mio agio a fare prima ““ una fusione di musica, natura e il mio desiderio di guarire. La libertà  dalle strutture ritmiche tradizionali ha sbloccato così tanto ““ mi sentivo come se fossi libero di esplorare una nuova forma di ritmo, uno di quelli che scopri quando permetti alle cose di fluire senza lasciare che tu ti metta in mezzo.

DAVE GAHAN & SOULSAVERS – “Imposter”
[Columbia Records/Sony Music]

Dave Gahan e Rich Machin aka Soulsavers tornano a collaborare insieme.
“Imposter”, terzo lavoro in studio del duo dopo “Angels & Ghosts” (2015) e “The Light the Dead See” (2012), non è semplice album di cover. è piuttosto la storia delle canzoni, ascoltate, studiate e assorbite da Dave Gahan & Soulsavers, che hanno poi dato loro una nuova vita. Tutti i brani hanno infatti un profondo significato per il cantante dei Depeche Mode, rendendo quindi l’album una riflessione sulla sua stessa vita ““ una storia raccontata da altri, ma comunque impregnata della voce distintiva dell’artista.

FRENCH FOR RABBITS – “The Overflow”
[A Modest Proposal/AAA Records/Reckless Yes]

Terzo album con tanto di zampino nostrano (in Italia esce per A Modest Proposal Records) per gli alfieri del dream-pop neozelandesi.
Scritte e registrate principalmente nel 2020 a Wellington (NZ), le canzoni di “The Overflow” coprono una vasta gamma di tematiche personali, introversione e ansia su tutti. Al primo ascolto, avvolti da voci leggere e strutture musicali delicate, si potrebbe avere la sensazione che gli argomenti trattati siano qualcosa di più leggero e allegro: Non volevo che ci fosse alcun riempitivo, spiega la cantante Brooke Singer. C’è cura in ogni testo e la produzione sembra creativa e gioiosa. Inevitabilmente verrà  interpretato come malinconico ed etereo ““ e qui c’è nostalgia a palate, ma condito anche di umorismo secco e curiosità .

PIP BLOM – “Welcome Break”
[Heavenly]

Secondo capitolo per i giovanni ragazzi di Amsterdam.
Guidati dalla precoce cantante e chitarrista Pip il quartetto fin dai primi nuovi singoli estratti da “Welcome Break” ha dimostrato di riprendere in mano senza timori il discorso già  ampiamente espresso con il debutto “Boat” di un paio di anni fa: brani di ottima fattura post-punk/indie rock ideali da ascoltare in auto, al massimo del volume, con i finestrini abbassati ed il gomito appoggiato e ben sporgente.

LEE RANALDO – “In Virus Time”
[Mute]

Tempi duri di virus e pandemie.
Lee Ranaldo raccoglie sensazioni ed emozioni di questi terribili ultimi mesi in una piece strumentale di 22 minuti divisa in 4 parti:
Questa registrazione è iniziata una sera di settembre 2020, bloccati a casa, a Manhattan, durante i giorni bui della pandemia di Covid-19 mentre uscivamo da un’estate mortale. Un accresciuto senso di ansia derivante dalle imminenti elezioni presidenziali statunitensi e dal virus sembravano pervadere tutti gli aspetti della vita, per me e per tutti quelli che conoscevo. La sua qualità  minimale riflette il senso di “‘tempo immobile’ che molti di noi hanno sentito.
Casalingo, passivo, tormentato… quando si dice musica che sa leggere i tempi in cui viviamo.

DODOS – “Grizzly Peak”
[Polyvinyl]

E sono 8 per gli eroi dell’indie rock stelle e strisce Dodos.
“Grizzly Peak” è di tutta la discografia del duo il lavoro con la gestazione più sofferta: l’album è stato scritto quando il chitarrista e cantante Meric Long ha iniziato a sperimentare le prime fasi dell’artrite alle dita, che ha minacciato la sua capacità  di suonare la chitarra. Al tempo stesso però “Grizzly Peak” vuole rappresentare, da parte del musicista statunitense, il ringraziamento più sentito ai fan di lunga data che lo hanno tenuto in vita quando la cosa che ama fare di più è stata messa in pericolo.