Keith Levene, chitarrista dei Clash (fu allontanato dalla band prima della pubblicazione dell’esordio) e dei Public Image Ltd, è morto: lo hanno confermato la sua compagna Kate Ransford e Adam Hammond. “è con grande tristezza che comunico che il mio caro amico e leggendario chitarrista dei Public Image Ltd, Keith Levene, è morto venerdì 11 novembre“, ha twittato Hammond. “I nostri pensieri e il nostro amore vanno alla sua compagna Kate, alla sorella Jill e a tutti i familiari e gli amici di Keith. Il mondo è un posto più buio senza il suo genio“. Levene aveva 65 anni.

Nel settembre del 1976,   Levene era stato invitato a lasciare i Clash e nel 1978, lui e John Lydon formarono i Public Image Ltd, chiamando Jah Wobble al basso e Jim Walker alla batteria, pubblicando il loro album di debutto, “Public Image: First Issue”. In breve tempo si affermò il suo stile chitarristico: “Una volta diventato abbastanza bravo da conoscere le regole, non volevo essere come tutti gli altri chitarristi“, ha dichiarato Levene.

I Public Image Ltd pubblicarono “Metal Box” nel 1979, poi “Flowers of Romance” nel 1981, il cui titolo era un riferimento alla vecchia band omonima di Levene con Viv Albertine e Sid Vicious. Nel 1983, Levene decise di lasciare i Public Image Ltd a causa di divergenze creative sull’imminente quarto album,” This Is What You Want… This Is What You Get”.

Nel corso della sua carriera, Levene ha continuato a collaborare con altri artisti. Ha prodotto demo per i Red Hot Chili Peppers, ha lavorato con Ice T e Tone Loc e ha contribuito all’album “Easy Listening” di Pigface. Levene ha pubblicato anche una serie di album da solista, a partire da “Violent Opposition “nel 1989 fino a “Commercial Zone” nel 2014.

è triste apprendere della scomparsa di quel gigante della chitarra che era Keith Levene“, ha scritto l’ex batterista dei Public Image Ltd Martin Atkins. “Abbiamo avuto i nostri alti e bassi che si sono addolciti nel tempo. Il mio rispetto per il suo talento unico non finirà  mai”.

Photo: Mike Maloney., CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons