Definizione di punk: seguace di un movimento giovanile di protesta, sorto verso la fine degli anni Settanta del sec. XX in Inghilterra e negli Stati Uniti, e caratterizzato dall’ostentata esibizione di forme di abbigliamento e di acconciature di capelli vistosamente eccentriche, e da posizioni violentemente polemiche nei confronti della società consumistica
(Treccani).

Definizione di emo: seguace del genere musicale, contraddistinto dalla prevalenza del colore nero nell’abbigliamento e da uno stile di vita che privilegia l’interiorità e la sfera emozionale
(Treccani).

Queste sono due definizioni, alquanto didascaliche e anche superficiali, di due grandi movimenti che hanno caratterizzato in primis la musica, il modo di vivere, la società contemporanea, la sfera psicologica (se vogliamo aggiungerla) e via dicendo. Due termini, punk ed emo, che sono così complessi e super trattati che è oramai difficile saperli effettivamente definire. Forse, la cosa più punk da fare, sarebbe andare controcorrente non definendoli.

Il 26 gennaio di questo nuovo 2023 si è svolta la soirée milanese della Wendy Night (originaria romana) ovvero il festival della nuova corrente italiana emo-punk. Una serata che si è svolta al Gate di Milano (metaforicamente il magazzino dell’Alcatraz) e che ha visto salire sul palco i volti e le voci di una nuova scena musicale. I volti molto giovani, le voci, invece, molto cazzute e vissute.

Ero alquanto divertito, lo ammetto. Essermi ritrovato tra persone, ragazzini più che altro, che si vestono ancora come nel 2010 è stato un viaggio nel tempo piacevole e nostalgico. I tempi cambiano, ma ancora qualcosa li ancora a tanti anni fa dove vestirsi con magliette a rete, guanti strappati, collari di borchie al collo etc. etc. era direi la norma (almeno se passavi in Vetra tutti i giorni).

Potrebbe essere un trattato sociologico di come certi comportamenti umani non cambino nel tempo, e lo sarà per certi versi. Prima, però, bisogna lasciare spazio ai contenuti di questa serata: su un palco piccolissimo composto da luci, una batteria fissa e una chitarra elettrica anch’essa mai cambiata, si sono esibiti a rotazioni le giovani leve del panorama artistico musicale italiano emo-punk. Tutti pischelli, chi più e chi meno, romani che mettevano piede su un palco milanese con la stessa energia di quando lo fanno nella loro città natale. Pischelli come Giuze (aka Billie Eilish), Flop, Ansiah, Ego, Giornitristi, Suicide Gvng, Decrow, IN6N, Oli?, xDiemondx e via dicendo. Tutti questi ragazzi, e tanti altri, si sono divisi questo palchetto portando il loro modo di fare musica, il loro messaggio, le loro produzioni e i loro tormenti. Tecnicamente tutti questi doni che hanno fatto al pubblico sono arrivati come tutti uguali: dal punto di vista di produzione, chi più o chi meno, chi meglio e chi peggio, la batteria batteva gli stessi drop e beat di qualsiasi canzone punk dei decenni scorsi e la chitarra seguiva tecnicamente gli stessi 4 accordi ripetuti all’infinito. Il cantato, di ciascun artista, se non urlato (o screammato) sembrava identico ad un rappato di qualsiasi ragazzino di periferia che si cimenta in musica: non dava neanche l’impressione di avvicinarsi ad una emo-punk wave, bensì ad un comunissimo Blanco di turno. Eppure tutti i fan erano in adorazione, trascinati vorticosamente dall’energia dei performer.

Così trascinati (ed ecco il trattato) che anche il ragazzino con le stampelle ha ben pensato di salire sul palco assieme ad altri durante una canzone di IN6N fregandosene di farsi ancora più male di quanto fatto in precedenza. L’atmosfera era così rilassata, così non milanese, che sembra effettivamente di essere in un’oasi felice sperduta nel nulla. Si respirava libertà, voglia di essere quello che si è, voglia di mostrare ancora una volta che non è così strano vestirsi in pelle,  coi capelli tinti e stra tinti e le borchie pure al buco del culo.

In conclusione, ho paura che questa wave italiana emo-punk non riuscirà a prendere il sopravvento uscendo definitivamente dalle scene nascoste. Rimane e dovrà rimanere (giustamente) underground perché tale è. Il che la protegge, la rende unica e speciale per gli affezionati e la farà vivere ancora per molto tempo.