Nuovo album godibile  e nostalgico quello dei Tennis che si destreggiano abilmente tra indie pop e yacht rock, armonie gentili e strutture melodiche sempre orecchiabili ma dall’andamento non altrettanto convenzionale.

Credit: Luca Venter

E’ il caso ad esempio di “Glorietta” dove chitarre e drum machine creano un ritmo sbarazzino e accattivante, senza suonare troppo prevedibili. E’ un gusto innegabilmente pop quello che domina questi trentacinque minuti dal tono accattivante, costruiti con perizia.

La coppia Alaina MoorePatrick Riley rende omaggio agli anni ottanta in “Let’s Make a Mistake Tonight” e in “One Night with the Valet” con un buon uso del falsetto e dello spoken word. La voce della Moore come al solito dà il meglio in formato semi  acustico – quello sperimentato in “Pollen Song” giusto per fare un esempio – e in ballate come “Hotel Valet” che sconfinano nella torch song più sensuale e disinibita. La gioiosa “Paper” intrattiene senza graffiare come succede anche in “Gibraltar” nonostante il ritornello sia indubbiamente ben costruito.

Notevole il finale affidato alla trascinante “Never Been Wrong” con i suoi malinconici accordi di chitarra che contagiano anche la sognante e acustica “Pillow for a Cloud”. Un suono più denso e corposo quello cercato e trovato da Alaina MoorePatrick Riley.

“Pollen” è un disco dalla languida attitudine estiva, uscito in pieno inverno. Rispetto al passato manca purtroppo un po’ di quella tensione emotiva che permetteva ai Tennis di vincere la partita nonostante sia innegabile la buona fattura delle canzoni.