Coppiette parte 2.
Marito e moglie di Denver, Colorado. Patrick Riley e Alain Moore, circa due anni fa, di ritorno da un viaggio in barca a vela, durato sette mesi, decisero di dar vita a un gruppo, i Tennis, in cui cantare del loro viaggetto. Il risultato fu “Cape Dory” (dal nome dell’imbarcazione), dieci tracce di beach-pop, vagamente lo-fi, caratterizzate dalla voce trasognante femminile di Alain e un suono puramente sixties.

A due anni dal debutto, Alain e Patrick, tornano con “Young and Old”, prodotto dal Black Keys Patrick Carney, il quattrocchi del duo per intenderci. Ed è proprio la presenza di Carney alla produzione che riesce a dare al suono della coppia una maggiore corposità  e robustezza.
Se prima tutto suonava così frivolo e leggero, in questo secondo capitolo i due cercano di dare ai loro arrangiamenti un tocco di maggiore solidità .
Sin dai primi colpi si capisce che i Tennis in “Young and Old” vanno cercando una certa maturità  artistica: “It All Feels The Same” una ballata in cui scorre in sottofondo il suono di un organo, seguita da “Origins” in cui un pianoforte frivolo fa strada ai riff elettrici sporcati da effetti black keysiani e dalla malinconica ballata “My Better Self” gettano le basi del nuovo lavoro.
Non mancano comunque i jingle che rimandano al disco d’esordio “Traveling”, “Robin”, “Dreaming”, ma tuttavia ciò che rimane sono pezzi come “High Road” in cui la chitarra elettrica prende il sopravvento e si lascia trasportare dal cavalcante beat di batteria (marchio di fabbrica del duo).

“Young and Old” riesce nei suoi trentatre minuti scarsi, con le sue sane melodie pop, a non annoiarti. Nulla di trascendentale alla fine, solo del sano beach-pop da non prendere troppo sul serio.