Graditissimo ritorno quello di Fenne Lily che arriva ora al terzo album, uscito dopo due anni e mezzo dal precedente, “Breach“.

Credit: Michael Tyrone Delaney

Questo nuovo LP è stato registrato a Durham, North Carolina nello studio di Brad Cook (Bon Iver, Waxahatchee, Snail Mail, Kevin Morby, Whitney), che si è occupato della produzione insieme alla musicista inglese di stanza a NYC, mentre Melina Duterte (aka Jay Som) ha curato la produzione: tra gli ospiti, invece, troviamo Christian Lee Hudson (chitarra), frequente collaboratore di Phoebe Bridgers, e Katy Kirby (vocals).

Gli ultimi anni, con la pandemia che ha colpito duramente in tutto il mondo, sono stati davvero duri e il disco di Fenne Lily ovviamente ne è stato influenzato, in questo caso descrivendo in diretta la sua relazione sentimentale, vissuta insieme al fidanzato all’interno delle mura della loro casa.

Sono basso e batteria dal tono delicato a introdurci a questo nuovo disco all’inizio di “Map Of Japan”, in cui la musicista nativa del Dorset sogna di fuggire in Giappone: solo in un secondo tempo entrano alcune inserzioni di chitarra più potenti, mentre i vocals di Fenne Lily rimangono sempre sospirati e molto dolci, creando ottime melodie quasi dreamy.

Il singolo principale “Lights Light Up”, invece, vede la sei corde protagonista e capace di aggiungere un po’ di energia e di disegnare ottime sensazioni melodiche dai toni puliti, mentre la sincera voce della musicista inglese rimane comunque delicata e tranquilla.

Nella successiva “2+2″, però, l’umore cambia e torna a essere piuttosto meditativo: mentre riflette sulle cose positive e su quelle negative di una relazione, Fenne riesce comunque a trasmettere sentimenti ed emozioni attraverso il calore dei suoi vocals.

In “Henry”, invece, la ventiseienne inglese tiene i toni bassi: la sua poesia, disegnata con il piano, un drumming leggero e arrangiamenti minimali, è malinconica e dolorosa, ma allo stesso tempo il livello di intimità è davvero eccezionale e tocca subito il cuore di chiunque stia ascoltando.

“Reed Deer Day” poi è il momento più folk di questo disco con piano e banjo, tra i principali protagonisti pronti a dipingere leggere melodie in cui la musicista di stanza a NYC cerca conforto.

“Big Picture”, mentre è personale e intimo, regala momenti unici e magici e splendide emozioni, dimostrando come Fenne Lily sia una delle migliori songwriter indie-rock della nuova generazione.