«Era ora! Finalmente ho l’occasione di esprimermi, mettendo su questo disco alcune delle cose che penso. Devo essere una delle persone più fortunate al mondo e di questi tempi non è facile: sul nostro fantastico Pianeta, infatti, la ‘creatura più pericolosa’ continua ad uccidere i suoi fratelli, sua ‘madre’ e chiunque altro si metta tra lui e la sua spasmodica impellenza di agguantare quei pezzi di carta che hanno su l’immagine di un qualche monarca incredibilmente generoso, o di qualche vivacissimo dittatore. Avete presente, no? Quel tipo di carta che se ne avessimo tutti a pacchi penseremmo di essere più felici. Eppure quella stessa carta porta alla distruzione… […]».

Nel libretto di “Emergency On Planet Earth”, Jay Kay scrive queste e molte altre parole. Tutt’intorno, lui e gli altri Jamiroquai sono disegnati come umani immersi nella natura, saggi e coloratissimi, in pieno stile iconografico latinoamericano.

È vero che il loro debutto sarebbe un manifesto anche senza questi elementi, ma nel caso non fosse chiaro a sufficienza e qualcuno si facesse trascinare troppo dal groove senza badare al messaggio… insomma, è tutto a prova di stolto che tende a guardare il dito e non la luna.

In senso più ampio, “Emergency On Planet Earth” è la visione alla quale Jay Kay si era aggrappato a lungo e che alla fine, con tenacia, spericolatezza e testardaggine, era riuscito a concretizzare.

Un’adolescenza assai ruvida, qualche anno di tentativi più o meno riusciti, poi incontri che rischiavano di portare ad un risultato diverso – e fu lì, allora, che il nostro ebbe la sfrontatezza di rispedire tutto al mittente e corse il rischio di mandare all’aria l’unica chance di farsi ascoltare.

Anziché accontentarsi, però, preferì sbattersi in giro per mettere insieme la banda, per l’appunto i Jamiroquai, ed alla fine ebbe ragione. Da allora il mondo li avrebbe conosciuti un po’ come un’ensemble vera e propria, un po’ come suo personalissimo alter ego, in ogni caso quella mossa gli permise di dare forma a ciò che aveva in testa e, appena pochi mesi dopo, di finire al numero uno in classifica in UK.

Il punto era che J.K. aveva un progetto gigantesco: esordire con un album che mettesse insieme tutte le armonie che sentiva, ma che non aveva assolutamente idea di come tradurre; un disco che vivesse del suo amore per la soul music di stampo seventies e nel quale riversare ogni suo pensiero incazzato ed ogni briciola delle sue istanze sociali. Il gioco, quindi, valeva la candela: non arretrò di un millimetro e ci riuscì.

Tutto iniziò a girare quando presero corpo “When You Gonna Learn” e “Too Young To Die”. I Jamiroquai le piazzano in apertura, a mettere in chiaro le cose, e da lì si parte per un viaggione fatto di trame lussureggianti, strati e strati di produzione curatissima, sezioni di fiati irresistibili, giri di basso smanianti e quintalate di tempi buoni per il dancefloor.

In un momento storico in cui sembrava potersi risolvere ogni cosa con i campionamenti, “Emergency On Planet Earth” è tutto rigorosamente suonato, old style. Ed è questo l’elemento che fa la differenza e che lo rende tanto caldo e avvolgente, da ultimo: accorato.

Se poi si vogliono usare etichette e riferimenti – alti, altissimi – allora si deve parlare di funk(y), di jazz (acido), di soul / r&b e scomodare gente come Stevie Wonder, James Brown, gli Isley Brothers e un migliaio di altri.

Derivativo ma allo stesso tempo nuovo, a rappresentare una generazione che aveva tanta voglia di divertirsi quanta di avere un futuro, che tanto voleva ballare quanto tirare pietre, che stava vedendo il Pianeta andare letteralmente in fumo – le immagini della guerra del Golfo, in quel momento, erano ben vivide negli occhi di Jay Kay, così come quelle di molti di altri disastri ambientali e non. Una generazione, insomma, che chiedeva armonia in un tempo nel quale ogni cosa aveva iniziato a girare vorticosamente su se stessa, misticamente attratta verso la fine del millennio.

Da questo album i Jamiroquai abbracceranno un successo commerciale stratosferico e il loro messaggio arriverà sempre più diluito. “Emergency On Planet Earth” è il posto in cui trovare l’autentico spirito della visione di Jay Kay e non è invecchiato affatto: sia per il modo autentico in cui fu realizzato sia, purtroppo, perché era il 1993 da allora nessuna di quelle tematiche ha davvero svoltato in senso positivo. Siamo solo noi che abbiamo meno voglia di lottare, probabilmente.

L’articolo, nella sua forma originale, è presente su “Non Siamo di Qui“, che ringraziamo per la concessione.

Pubblicazione: 14 giugno 1993
Durata: 55:46
Dischi: 1
Tracce: 10
Genere: Acid jazz, Funk
Etichetta: Columbia Records
Produttore: Mike Nielsen

Tracklist:

When You Gonna Learn
Too Young to Die
Hooked Up
If I Like It, I Do It
Music of the Mind
Emergency on Planet Earth
Whatever It Is, I Just Can’t Stop
Blow Your Mind
Revolution 1993
Didgin’ Out