E’ un periodo di reunion e ritorni questo 2023 e non stupisce che si siano riuniti anche gli americani The Burning Paris (ne fanno parte membri di On Fire, Esko Esko Lavinia) che appartenevano a  quel folto gruppo di band d’inizio millennio in grado di unire slowcore, shoegaze, indie e rock puro. “Everything Is Broken & I Don’t Feel A Thing” riparte da dove avevano lasciato con più maturità e immutata intensità.

Credit: Kim Maroon

Nove brani notturni che si muovono abilmente tra pianoforte e archi con un impianto rock e melodico che non viene mai meno, ben vivo e presente in “When You Were Here” e “Two Hearts”. C’è qualcosa di gotico, qualcosa dei Tindersticks, molta capacità di tenere alta la tensione con una batteria ritmata in “The Fire Lines” che diventa incalzante in “As Far as You”, cadenzata in “Other Voices, Other Rooms” e le tastiere che accompagnano storie di sofferenza, crescita e rinascita.

Inguaribili romantici dal cuore spezzato i The Burning Paris dimostrano con i fatti che non tutte le reunion sono destinate a fallire o deludere, ad essere rapidamente dimenticate e considerate l’ennesima occasione persa. Alcune come questa regalano momenti di grande passione e indubbia eleganza come lo strumentale “Shore” o l’intensa, delicata “Merganser” e “Nothing Left”.

N. Shumaker, J. Townsend, C. Jordan, J. Coppa, B. Caetano continuano il viaggio iniziato con “Coral City Ruin” e “And by December You Will Know Where Your Heart Truly Lies”, celebrato anni fa dalla retrospettiva “Half Truths & Indiscretions”, riprendendo tra dubbi e certezze il cammino bruscamente interrotto senza cedere il passo, come se il tempo non fosse passato in un album dai toni dark ma mai troppo cupo che mantiene viva la speranza.