Non sarà la prima nè l’ultima volta che un film di successo diventa un musical. Ora tocca a al classico film di Zemeckis, che diventa “Ritorno al futuro: The Musical”, spettacolo che ha aperto i battenti la scorsa settimana e trasporta il film campione d’incassi del 1985 con Michael J. Fox nei panni di Marty McFly sul palcoscenico di Broadway. Alcuni degli elementi più classici del film fanno la loro comparsa, ma ci sono anche dei cambiamenti in corsa, uno fra tutti ci ha colpito, ovvero quello della mancanza della telefonata di Marvin Berry, che chiama suo cugino Chuck per fargli sentire un nuovo sound e dargli la giusta ispirazione.

Nel film infatti Marty si lanciava in una scatenata esibizione di “Johnny B. Goode” di Chuck Berry, che la folla del 1955 non aveva mai sentito. (“Johnny B. Goode” infatti sarebbe stata registrata solo nel 1958).

La performance di Marty viene ovviamente replicata nella produzione teatrale, ma la telefonata non c’è più.

Forse però è solo Brodway che sta avendo un eccesso di zelo o si muove sulla scia del politically correct imperante (non sia mai che si pensi che ora il rock ‘n’ roll sia stato inventato da un ragazzo bianco).

Charles Berry Jr., figlio di Berry, afferma infatti di non essere a conoscenza del fatto che la gag del telefono sia stata tagliata nella versione musical. Secondo Berry, né quella scena del film, né qualsiasi altra cosa riguardante il “Ritorno al Futuro” cinematografico, aveva infastidito suo padre o altri membri della famiglia, e ride delle presunte accuse di appropriazione (che il musical appunto sembra aver voluto eliminare completamente).

Dal mio punto di vista, conosco i fatti. La mia famiglia conosce i fatti. Il mondo conosce i fatti. È un film. Non abbiamo pensato a nessuna appropriazione, non abbiamo pensato a nessuna fregatura. Anzi, la nostra posizione era: ‘È fantastico! Quasi 30 anni dopo, tutto questo è in un film! Non c’è niente di meglio.

A Brodway evidentemente questa cosa dell’appropriazione spaventava assai…