C’è quasi tutto nell’espressione facciale disincantata e pura che troviamo nella copertina di questo terzo lavoro di Georgia, il più diretto ma anche quello in cui la cantante inglese dimostra maggiore interesse verso sonorità leggermente meno in sintonia col suo background, forse alla ricerca di un’assimilazione di un pubblico più esteso.

Credit: Will Spooner

Perchè bisogna dire che anche in “Euphoric” troviamo a tratti quella verve e i rimandi ad un dancefloor di derivazioni fine 80-anni 90, accattivante ed ancora molto fresco, dove Georgia si trova decisamente a suo agio con la cassa giusta e i synth morbidi e armoniosi: come non restare anche emotivamente coinvolti da canzoni come “Mountain Song” o “Keep on”, dal tocco leggero quanto si vuole, ma sempre dentro i canoni di quell’elettro dai confini baleari dove forse si può intuire una vena romantica che dovrebbe far ben sperare per il futuro.

Meno bene è quando appunto si vuole un pò inseguire la moda del momento, cosa che la post produzione americana dell’album faceva presagire, quando insomma si cercano questi suoni compressi e appiattiti che fanno molto Taylor Swift et similia con tutto il dovuto rispetto (“Friends will never let you go” ad esempio ma anche altre), di cui c’è così tanta scelta oggi che francamente se ne poteva fare a meno.

Sarà che i beats cari a Georgia sono quelli che si insinuano inconsciamente sottopelle e si deve avere un certo mood per lasciarsi andare, cosa desueta di questi tempi che preferiscono appunto maggiormente la presenza vocale e strutture dei brani dal suono così pieno che si fa fatica a coglierne le differenze: così facendo, l’album scorre via fra alti e bassi, in uno stato di discreta variabilità, dove l’interprete londinese si limita ad esporre in modo succinto pensieri su emozioni basilari, senza mai dare l’impressione di particolare coinvolgimento, ma rimanendo su grandi temi ed espressioni, senza mai entrare nel suo mondo nè dandoci di sè una parvenza di pensiero profondo.

Insomma, di euforico c’è poco, c’è una produzione che crea e disfa le canzoni, facendo comunque stare a galla un disco che quando funziona, funziona bene e si lascia pure canticchiare.