Credit: Joe Mabel, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

E’ una lunga chiacchierata quella che si è fatto Krist Novoselic, ex bassista dei Nirvana, con NME, per parlare del del 30° anniversario del loro album “In Utero”.

Pubblicato 30 anni fa, il terzo album delle icone del grunge sarà il loro ultimo: il frontman Kurt Cobain si sarebbe tolto la vita solo sette mesi dopo. Prodotto da Steve Albini e contenente i singoli “Heart-Shaped Box”, “All Apologies” e “Rape Me”, il disco si rivelò una risposta senza compromessi a “Nevermind”.


Quando lo ascolti, va da qualche parte. È oscuro, è bello, è tutto quello che c’è in mezzo. È agrodolce. L’abbiamo registrato in circa una settimana e alcune canzoni vengono dalla prima take. Eravamo ben preparati e amavamo suonare insieme. Era il nostro collante come band. Abbiamo suonato dal vivo ed è stato registrato dal vivo.

È incredibile quello che può succedere quando tre persone con uno strumento si mettono insieme. Si possono creare così tanti suoni in un modo che cattura l’immaginazione. È questo il bello della musica: invitare le persone ad entrare. Tornando a questo disco, mi sono ricordato della nostra umanità come gruppo.

Ricordando la collaborazione con Steve Albini, il bassista dice:

Kurt era un fan di Albini. Ricordo che nel 1989 ero in un furgone da turismo e Kurt stava ascoltando i Pixies. Alzò il dito e disse: “Questo sarà il nostro suono di rullante!”. Voleva farlo con Steve da molto tempo.

Il merito alla ricca ristampa deluxe per il 30° anniversario di “In Utero” (con tre edizioni super deluxe che comprendono un totale di 72 tracce con 53 brani inediti dal vivo tratti da alcune delle ultime date live di Cobain, Novoselic, del batterista Dave Grohl e del chitarrista Pat Smear)…

Questo disco contiene un sacco di cose interessanti. Sono entusiasta degli spettacoli dal vivo, perché hanno usato l’AI. Abbiamo preso i nastri audio digitali dalla cassa armonica di Roma, Seattle e Los Angeles, poi l’IA è riuscita a separare tutti gli strumenti e ne abbiamo ricavato un ottimo mix.

Alla domanda sul potenziale sound che i Nirvana avrebbero potuto esplorare nei dischi futuri dopo “In Utero” se Cobain non fosse morto, Novoselic ha detto che “si potrebbe solo tirare a indovinare“.

Non lo so. Abbiamo registrato la nostra ultima canzone insieme ‘You Know You’re Right’, e quella era Nirvana. C’era tutta la nostra roba come una jam e poi un crescendo che si sviluppava per poi tornare giù con un grande ritornello. È davvero difficile rispondere. Dave ha continuato a fare i Foo Fighters, ha avuto successo e sta portando avanti la torcia. Io ho un’altra band, i Third Secret, con Matt e Kim dei Soundgarden: siamo una specie di ABBA del grunge. Se solo Kurt avesse tenuto duro, l’avremmo saputo. Il solo fatto di averlo al mondo avrebbe fatto un’enorme differenza, ed è tutto ciò che conta davvero. Mi manca, quindi posso solo sognare.

Credo che ci fosse qualcosa in Kurt Cobain, nella sua intensità e nel modo in cui si presentava, oltre al modo in cui cantava e al suo stile vocale. Ricordo di aver fatto ascoltare alla gente la canzone ‘Milk It’, e loro dicevano: ‘Questa viene da un altro mondo’. Era così intensa, e reggeva il confronto con qualsiasi gruppo metal scandinavo. Molti di loro sarebbero rimasti a bocca aperta. Il modo migliore per descriverla è che è una canzone davvero minacciosa.

Alla domanda se si riunirebbe di nuovo con i membri superstiti dei Nirvana, ha risposto:

Mi piacerebbe. Mi piace sempre. C’è stato un momento, dopo la morte di Kurt, in cui mi sono detto: ‘Non suonerò mai più queste canzoni’. È stata una parte del dolore che ho vissuto. Non vogliamo esagerare, cerchiamo di renderlo speciale e di essere grati. Quando ci sarà l’occasione, lo faremo se ci sembrerà giusto. Nel frattempo, ricordiamo Kurt e facciamo le nostre cose.