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Sono diversi anni che scrivo articoli, eppure non mi è mai capitato di scriverne uno subito dopo essermi fatta spezzare il cuore – a maggior ragione un’intervista. E quale articolo post-rottura migliore se non un’intervista a quegli inguaribili romantici dei LANY? Non che siano solo questo, assolutamente: nel corso degli anni la band ci ha offerto una vasta gamma di emozioni e sensazioni anche e soprattutto con uno stile prevalentemente minimal ma potente, malinconico ma sensuale a tratti, che soprattutto in “Malibu Nights” ci hanno fatto innamorare. È sempre bello però chiacchierare con cuori affini – e a fare da protagonista a questa mistica chiacchierata è l’ultimo disco “A beautiful blur”, che il gruppo presenterà molto presto, il 7 novembre, a Milano, nell’unica data italiana di questo tour.

Ciao ragazzi, ovviamente la prima domanda non può che essere dedicata all’imminente tour europeo. Come vi sentite? Immagino che questo tour vi servirà anche come “palestra” per il lungo tour che vi vedrà protagonisti in america tra fine anno e inizio 2024, sbaglio? 
Paul Klein: Non la vediamo troppo così in realtà, la setlist migliora di volta in volta ma non siamo qui semplicemente per allenarci, anzi. Sono quattro anni che non veniamo in Europa, dobbiamo recuperare tutto quello che ci siamo persi e non vediamo l’onore di farlo!

Qual è una canzone che vorreste tenere sempre nella setlist? 
Jake Goss: C’è una canzone chiamata “you!”, è un po’ che la suoniamo ma è davvero bella proporla ai live, quindi speriamo di tenerla ancora per un po’. 

Avete suonato per un sacco di posti diversi e per altrettanti festival, arrivando addirittura al Coachella. Avete ancora dei concerti da sogno nel cassetto o sentite di aver già realizzato i vostri obiettivi?
Jake: Oh, questo è solo l’inizio, abbiamo un sacco di strada da fare e il mondo è immenso! Ci piacerebbe un sacco suonare al Glastonbury, ad esempio. Sarebbe un sogno.

Mi spiegate in poche parole il cambio di titolo del nuovo album? All’inizio si doveva intitolare “I Really, Really Hope So”, vero?
Paul: “A beautiful blur” era in realtà il titolo originale, ma siamo passati a “I Really, Really Hope So”. Più ci lavoravamo, però, più qualcosa non ci tornava. Alla fine, un mese prima dell’uscita, ci siamo resi conto che dovevamo tornare al piano originale, e sono contento di averlo fatto.

Ormai sono ben 9 gli anni dell’attività della band. Il cambiamento più vistoso è ovviamente quello legato a Les Priest che non è più con il gruppo. Mi piacerebbe però sapere come voi siete cambiati in questi anni, o meglio, come essere in una band ha influenzato non tanto la vostra vita (perché ovviamente essere in una band è un lavoro vero e proprio tra studio e tour) ma il vostro carattere, il vostro modo di essere…
Paul: L’industria musicale e il panorama attorno a noi sono in continua evoluzione, e già questa è una bella sfida se vuoi avere una band che duri più di un anno o due. Non so se siamo davvero cambiati come persone, cioè sicuramente è cambiato il modo in cui ci presentiamo, come decidiamo di pubblicizzare i nuovi lavori, come utilizzare i nostri social, ma noi non siamo troppo cambiati. Siamo sempre sui nostri passi, cercando di adattarci, per fortuna l’industria non sia riuscita a cambiarci troppo.

Come descrivereste “A beautiful blur” a chi non vi conosce per nulla?
Paul: Beh, direi semplicemente di ascoltarlo e conoscerci!

Jake: Io direi, “immagina il miglior album di tutti i tempi e poi ascolta ‘A beautiful blur’ dei LANY!

Il nuovo disco presenta una canzone come ‘XXL’, o ‘Out Of My League’, in cui chi vi segue fin dagli esordi potrebbe fare molto fatica a ritrovare i “primi” LANY, ma poi ci sono delle canzoni magnifiche in cui il vostro minimalismo, la vostra capacità di creare canzoni splendide con pochi elementi emerge alla grande: insomma penso sia un disco che riesce a trovare il giusto equilibrio tra le diverse anime dei LANY, che ne pensate?
Paul: Direi che questo album è davvero vario, abbiamo coperto un sacco di generi senza perdere il nostro sound o la nostra identità musicale. Sul nostro Spotify ci sono anche delle playlist con tutte le nostre influenze, anche abbastanza diverse tra loro.

Tra l’altro mi è sembrato di sentire i Coldplay in “Sugar & Cinnamon”, sbaglio?
Jake: Sì, assolutamente! Amiamo i Coldplay.

Paul: Decisamente, i toni delle chitarre mi ricordano molto l’album “A Rush of Blood to the Head”.

Mi piace molto che una canzone come “Saturday Night” sia proprio al centro del disco. Io la considero davvero una canzone fondamentale. Mi viene in mente una discoteca a, ormai, tarda notte, con gli ultimi bagliori della serata che si stanno spegnendo. La gente balla ma è come se ci fosse una certa inquietudine o malinconia che si fa strada. Il muoversi, il ballare, il ritmo, la malinconia… Sono sempre elementi che trovo spesso in questo album. Che ne pensate? 
Paul: Abbiamo molte versioni di quella canzone, ci è voluto un po’ per capire quale utilizzare – ma alla fine ritengo che la scelta finale sia stata perfetta. C’era un’altra versione più alternative, che riprendeva molto i sound della città, ma abbiamo optato per qualcosa che fosse più nelle nostre corde.

Jake: Trovo divertente il fatto che siamo in Europa adesso perché “Saturday Night” mi fa pensare molto ai club di Berlino, spero ci capiti di suonarla lì o che venga comunque suonata nei club.

Paul ha una capacità unica di scrivere testi in cui è così facile ritrovarsi: canzoni di speranza, amarezza, cuori spezzati e cuori che cercano di ritornare sani. L’amore è spesso l’elemento fondamentale delle vostre canzoni: quali sono le vostre canzoni d’amore preferite? Mi chiedo poi se ci si potrà mai stancare di parlare d’amore? Forse no…
Paul: C’è sempre spazio per le canzoni d’amore! Tutte secondo me si legano all’amore, in un modo o nell’altro. Ce ne sono alcune poi che non parlano proprio d’amore in questo album, come “Saturday Night” o “Sugar & Cinnamon”, “Congrats” e anche “Alonica” direi. Una buona parte dell’album non è composta da canzoni d’amore, ma a questo punto direi che quelle che scriviamo sono così belle che finiamo per essere associati a quelle. Mi piace scriverle, decisamente. (Rivolgendosi a Jake) Qual è la tua canzone d’amore preferita?

Jake: “Green Eyes” dei Coldplay, la adoro!

Paul: Io direi “Edge of Desire” di John Mayer.

Jake: E la tua? 

“Can’t Help Falling In Love With You” di Elvis, credo? So che è un classico, ma per me è perfetta. Descrive bene quella sensazione magica degli inizi, quando sembra che nulla possa andare storto. 
Jake: Ottima scelta!

Grazie! Paul, prima hai menzionato “Congrats”: come sono nate quelle chitarrone così potenti nel finale? Non me le sarei mai aspettate!
Paul: Grazie, penso ci stiano proprio bene! “Congrats” è una canzone un po’ intensa, quasi angosciante, anche però molto giocosa e sarcastica. Le chitarre sono il gran finale perfetto, non avevamo mai fatto nulla del genere ma è stato molto divertente!

“Alonica” è invece, a mio avviso, una delle vostre canzoni più belle di sempre. Mi dite come è nata?
Paul: Sinceramente abbiamo scritto quella canzone in una giornata sola, per poi cambiare molto poco, è stata proprio una delle canzoni più semplici da finire. C’è chi dice che le canzoni migliori siano proprio quelle scritte in poco tempo e beh, è presto per dirlo per “Alonica” perché è fuori solo da un paio di mesi, ma è sicuramente anche una delle mie preferite di sempre. 

Qual è stata invece la canzone più difficile da scrivere in questo album?
Paul: Penso “Heartbreak Can Wait”, perché volevamo cercare di essere il più rispettosi possibili, senza sembrare arroganti. Si tratta comunque di una canzone devastante, nessuno vorrebbe mai spezzare il cuore a qualcun altro. Per noi è stato difficile trovare un giusto equilibrio nel tono da utilizzare, sono contento che ci siamo presi un po’ più di tempo per farlo. 

Che bella la chiusura con “No”, anche questa è una canzone che adoro. C’è un perché al fatto che chiuda il disco? La trovavate adatta ad essere la canzone di chiusura? 
Paul: Non è stato sempre in programma in realtà, è una delle ultime canzoni che abbiamo scritto, volevamo infilare il verso “A beautiful blur” da qualche parte. Avevamo diverse opzioni per la tracklist, ma sono contento che siamo arrivati a questa.

Sai che mi sembra davvero la vostra canzone più “dream-pop” in assoluto? Ti dà un senso giusto, di chiusura serena. 
Paul: Grazie, speravamo di ottenere quell’effetto!