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Una storia lunga e travagliata quella dei Darkness, band britannica capace di riportare l’hard rock classico al vertice delle classifiche dopo anni di oblio. Dopo i trionfi commerciali di “Permission To Land” nel 2003 e il flop di vendite dello sfortunato “One Way Ticket To Hell… And Back” nel 2005, il gruppo si sciolse per visioni artistiche contrastanti e per i problemi di dipendenze del cantante e chitarrista Justin Hawkins.

Tra il 2006 e il 2011 una serie di progetti paralleli hanno tenuto impegnati i membri del quartetto fino alla tanto attesa reunion, celebrata con l’uscita del terzo disco “Hot Cakes” a inizio 2012. Da un decennio ormai i Darkness proseguono senza troppi scossoni la loro carriera, viaggiando a velocità costante su una media di un full-length ogni due anni.

La qualità dei lavori pubblicati sino a oggi resta abbastanza alta. Hawkins e compagni conoscono bene il linguaggio hard rock e svolgono sempre un lavoro egregio; raramente sbagliano un colpo, anche adesso che non sono più sulla cresta dell’onda come ai tempi di “Permission To Land”. Certo, nessun loro album recente e meno recente è davvero all’altezza dell’amatissimo debutto di inizio millennio, ma in una discografia che conta sette episodi non è difficile trovare numerosi brani di pregevole fattura. Eccone dieci da ascoltare per conoscere un po’ meglio la musica dei Darkness.

10. Nothin’s Gonna Stop Us
2012, da “Hot Cakes”

Il singolo del ritorno in campo dei Darkness a sei anni di distanza dallo scioglimento. Sonorità leggermente più aggressive rispetto agli esordi ma la ricetta non cambia: hard rock festaiolo e divertente farcito di chitarre potenti, melodie appiccicose e falsetto a tutto spiano.

9. Hazel Eyes
2005, da “One Way Ticket To Hell…And Back”

Una canzone dalle atmosfere celtiche che ci mostra un lato alquanto inedito dei Darkness. In bilico tra hard rock e pop, “Hazel Eyes” si fa ricordare con piacere per il suo stravagante ritornello, cantato totalmente in falsetto e in stile simil-yodel, per gli arpeggi acustici nelle strofe e per le cornamuse e il rullante da marcetta del bridge che precede il refrain.

8. It’s Love, Jim
2021, da “Motorheart”

Un bel pezzo aggressivo dal tiro punk rock e con riffoni in stile Turbonegro. Come sempre, però, la melodia e i falsetti esagerati di Justin Hawkins restano al centro del discorso. Un ottimo esempio del nuovo corso dei Darkness: rispetto al passato, una ricetta hard rock più pesante e meno attenta al potenziale radio-friendly.

7. Rock And Roll Deserves To Die
2019, da “Easter Is Cancelled”

No, i Darkness non credono davvero che il rock ‘n’ roll meriti di morire. E loro di certo non provano ad ammazzarlo in questo brano super-epico che è una vera e propria lettera d’amore al genere hard & heavy. Una canzone lunga e articolata che alterna strofe eleganti, dal gusto acustico e malinconico, a esplosioni di energia ed elettricità dominate da riff, assoli, urla e falsetti. Probabilmente il pezzo più zeppeliniano mai pubblicato dal gruppo dei fratelli Hawkins.

6. One Way Ticket
2005, da “One Way Ticket To Hell…And Back”

Un altro classico dal catalogo dei Darkness. Il primo singolo estratto dal successore dell’esordio da record “Permission To Land” non deluse le aspettative: frequentissimi passaggi su radio e MTV e buoni risultati in classifica (17° posto in Italia). La fine dei giochi, tuttavia, era dietro l’angolo: l’album “One Way Ticket To Hell…And Back” non riuscì a bissare le fortune del debutto e Justin Hawkins finì col farsi travolgere dalle sue debolezze e dipendenze (come quella da cocaina, sostanza di cui sono pregni i versi della canzone in questione).

5. Love Is Only A Feeling
2003, da “Permission To Land”

La più celebre power ballad dei Darkness richiama l’arena rock classico degli anni ’70 e ’80. Un brano straordinariamente orecchiabile e radiofonico nel quale si alternano strofe acustiche dal gusto folk e ritornelli trascinanti, caratterizzati da cori in falsetto ed energici stacchi di chitarra elettrica.

4. Barbarian
2015, da “Last Of Our Kind”

Un brano potente e d’impatto che apre alla perfezione le danze di “Last Of Our Kind”, il secondo album post-reunion dei Darkness. La storia dell’invasione vichinga nell’Inghilterra orientale del IX secolo d.C. viene presentata in una canzone di puro hard rock così descritta dal suo autore, il frontman Justin Hawkins, in un’intervista rilasciata a Billboard: “Barbarian” include non uno, ma due monologhi drammatici, un assolo di chitarra dichiarato “irresponsabile”, un riff che fa vacillare le ginocchia delle signore e un ritornello che fa venire agli uomini adulti la voglia di fare i bisogni direttamente nei pantaloni.

3. Japanese Prisoner Of Love
2017, da “Pinewood Smile”

Un po’ di Thin Lizzy e un po’ di Queen per una grandissima canzone hard rock a firma Darkness. Un brano poco conosciuto dal pubblico ma amato dai fan e dalla stessa band che, nonostante la mancata pubblicazione come singolo, continua a proporlo frequentemente dal vivo. I riff nella durissima parte finale del pezzo sono semplicemente fantastici.

2. Growing On Me
2003, da “Permission To Land”

“Growing On Me”, uno dei singoli più celebri estratti da “Permission To Land”, cattura l’essenza dell’hard rock melodico e radiofonico dei primi Darkness. Melodie dal gusto glam, riff in bilico tra AC/DC e power pop e un ritornello irresistibile contraddistinto dal falsetto sovrumano di Justin Hawkins. Una canzone semplice ma trascinante.

1. I Believe In A Thing Called Love
2003, da “Permission To Land”

Non poteva che andare a “I Believe In A Thing Called Love” la prima posizione di questa classifica. Per i Darkness fu un singolo dal successo irripetibile, capace di trascinarli ai vertici delle classifiche di tutto il mondo. Un mezzo miracolo per un genere come l’hard rock che, almeno dal punto di vista commerciale, nel 2003 già non se la vedeva benissimo. Ma in questo caso i dati delle vendite valgono quel che valgono e, a distanza di vent’anni dall’uscita, ci resta una canzone divertente e irresistibile in cui la band mette in mostra tutto l’armamentario: un riff accattivante, un paio di assoli da guitar hero, un mare di ironia (soprattutto nel famosissimo videoclip) e un ritornello che si stampa in testa sin dal primo ascolto.