Dietro il moniker MØAA si cela la statunitense Jancy Buffington, una cantante e polistrumentista di Seattle che ama in maniera viscerale le sonorità più cupe, gotiche ed eleganti del synth-pop e della darkwave. Una passione che emerge in maniera più che chiara dalle dieci tracce di “Jaywalker”, il suo secondo album pubblicato dall’etichetta italo-californiana WWNBB (We Were Never Being Boring Collective).

Credit: Valerie Ann

Il disco ha un grande legame con il Belpaese per più di un motivo. Le canzoni sono state scritte in larga parte a Venezia, città in cui Buffington ha trascorso i mesi più bui e socialmente distanziati della pandemia, e registrate in America con il prezioso aiuto del tuttofare Andrea Volpato, in passato chitarrista dei veneti New Candys.

Nonostante la lunga esposizione alle temperature bollenti e al sole tipici dell’Italia, il cuore del progetto MØAA è rimasto di ghiaccio. Le melodie gelide ma in qualche modo tenere di “Jaywalker” sono il punto forte di una darkwave non particolarmente originale ma senza ombra di dubbio suggestiva, impreziosita da atmosfere sognanti di stampo ethereal e paesaggi elettrici degni del miglior post-punk d’antan.

Alla base del sound carico di chorus e riverbero forgiato dalla talentuosa Jancy Buffington ci sono synth, drum machine vintage, basso e chitarra. Un bel mix tra sonorità rock ed elettroniche imbevute di umori notturni, malinconici e romantici. La voce dolce e sensuale dell’artista statunitense aggiunge il giusto tocco di umanità a brani tanto algidi quanto orecchiabili, spesso caratterizzati da ritmi ballabili e incalzanti, ritornelli a presa rapida e riff accattivanti.

Nel DNA di MØAA si trovano elementi dei primissimi Dead Can Dance, dei Cocteau Twins, dei Cure, dei Depeche Mode, degli Slowdive, dei Ladytron e degli Editors di “In This Light And On This Evening”. Il tutto unito a una visione più moderna, cinematografica e modaiola (da non intendersi con accezione negativa) della new wave – un suono assai vicino alla synthwave e all’iconica soundtrack di “Drive” del 2011.

Dall’inizio alla fine di “Jaywalker” Buffington resta fin troppo legata agli stilemi tradizionali dei generi da lei più amati. Non si avverte quasi mai il desiderio di uscire fuori dal sentiero per aprire un discorso realmente personale. La carriera del progetto MØAA è però appena all’inizio e i margini di crescita sono evidenti. Il potenziale c’è e si fa sentire con forza in una serie di ottimi brani come “The One”, “Like Me”, “All Blood Is Lifeless” e “Se 24th St”. Da seguire con attenzione.