La nostra gradita anteprima di oggi è dedicata ai romani mLau e al loro video per il brano “Lullaby for Wendla Bergmann”.

“Lullaby for Wendla Bergmann” nasce originariamente come brano acustico composto da Maria Laura Ronzoni per la rappresentazione teatrale “Risveglio di Primavera”, dell’autore tedesco Frank Wedekind (1864-1919), ideata e prodotta da Margherita Vestri per la regia di Rolando Macrini, collaboratore decennale dell’Off-Off Broadway, La MaMa-Experimental Theatre Club di New York.

Nella rilettura in chiave mLau gli arrangiamenti e il lavoro di produzione attento e sensibile di Massimo Marraccini esaltano i contrasti fra le atmosfere scure delle armonie inquiete e la leggerezza melodica della voce, trasportando il senso tragico della storia di Wendla in un viaggio onirico senza tempo. Una dimensione nuova e inaspettata, oltre la soglia della musica elettronica, tributo più che dovuto all’anima poetica di un uomo di genio, anti-intellettuale per passione, che avrebbe illuminato la via alla rivoluzione epocale delle avanguardie artistiche a venire.

Alle tessiture melodiche e armoniche della voce che riportano a certe atmosfere di fiabe e filastrocche antiche fa eco l’incedere ritmico e incalzante degli arrangiamenti, talora volutamente dissonanti, finalizzati a creare un groove percussivo, elettrico, quasi marziale.

“Lullaby for Wendla Bergmann” e’ una favola gotica alt/folk, come in un film di Tim Burton, o come se Suzanne Vega fosse remixata dagli Sterolab.

Il video è stato realizzato da Daniela Cono con le illustrazioni di Alessandra Fierro.

Cosi Maria Laura Ronzoni, la compositrice, racconta la realizzazione del video:

Nelle strofe ho voluto descrivere scene innocenti in cui immagino la bambina che raccoglie le margherite per la mamma (13 margherite che rappresentano l’età in cui lei morirà proprio per colpa della mamma.)

Nella storia, così come viene raccontata dal testo e dalle immagini del video, lei ama la sua mamma e vuole compiacerla anche quando prova a ribellarsi perchè la madre vuole allungare l’orlo del suo vestito che a lei piace corto.

L’immagine della luna che si specchia nell’acqua del secchio, nell’alternanza tra il giorno e la notte, suggerisce una sorta di premonizione, lo scontro tra la dimensione innocente del sogno, del desiderio, del mistero, e la realtà crudele, violenta, ipocrita che segnerà il destino della bambina.

Nelle indicazioni registiche fornite e Daniela e Alessandra per la realizzazione del video ho voluto che le immagini costruissero un livello narrativo parallelo al racconto di Wedekind, avvicinando il piano poetico, simbolico e musicale allo sviluppo della tragedia vera e propria.

Nella seconda strofa Wendla raccoglie delle mele, sempre 13 è il numero che ritorna.

La mela, simbolo del peccato secondo i nostri archetipi biblici, è anche il frutto sacro che nelle religioni antiche matriarcali rappresenta la sessualità femminile, la maternità, gli organi genitali della donna.

Ma la mela è anche simbolo della conoscenza che Eva, peccatrice, offre ad Adamo per carpire i segreti di dio, motivo per cui viene punita e con lei tutta l’umanità. Altro simbolo che suggerisce lo scontro tra l’istinto innocente della fanciullezza e il mondo giudicante degli adulti, tra natura libera e religione istituita che controlla e punisce.

Poi Wendla spalma del miele sui pancakes “wishing fortune and good luck” mentre augura a se stessa e al bambino che sta per nascere buona fortuna. Un rituale che sottolinea la delizia della sua dolce attesa, anche se lei non sa cosa sta per succederle.

Nella terza strofa ci sono 13 candele al capezzale di Wendla.

E’ notte e lei muore contando le stelle che cadono sul suo cuscino, trasformandosi in gocce/piume di sangue mentre dà al padre il bacio della buona notte.

Il padre, nel mio testo, rappresenta la figura maschile riferibile alla società patriarcale e autoritaria che opera la morte vera e propria della bambina. Nel racconto di Wedekind non c’è menzione al padre di Wendla. Questa figura, con un colpo di genio, è rimpiazzata dal medico, complice della madre, ma il significato è inequivocabile.

Nel video abbiamo voluto far sparire anche il medico, sostituito dallo strumento di morte, una siringa gigante, da sempre terrore dei bambini.

Abbiamo voluto inoltre che le immagini del video che commentano il ritornello fossero, dal punto di vista grafico e stilistico, completamente staccate dalle strofe.
Mentre la voce canta in modo ripetitivo “Dream, sweet dreams”, una ninna nanna per Wendla, si vedono silhouette di corpi che si muovono in modo frenetico e scoordinato, a scatti e a tratti persino fuori tempo. Sono gli adulti che uccidono Wendla mentre le danno la buona notte.

L’ironia è agghiacciante e offre uno spunto per sottolineare il contrasto brutale tra il mondo naive di Wendla e quello degli adulti, crudeli, idioti, vuoti, ipocriti, corrotti e schizofrenici così come li vedeva Wedekind.

Listen & Follow
mLau: Facebook