Parte da una parola dal suono antico – verecondia ovvero il timore del biasimo, di fare qualcosa che possa essere rimproverato –  e dal suo superamento Marta Tenaglia. C’è molta vita nel suo nuovo album e altrettanta voglia di osare e mettersi in gioco. “After Verecondia” fa a pezzi timori e paure, si ribella al comune senso del pudore, una vera e liberatoria rinascita.

Credit: Irene Trancossi

La sua è musica che colpisce e parla chiaro cercando di venire a patti con quella sensazione di inadeguatezza e vergogna evocata nel titolo, che spesso spinge al silenzio, a rinunce, fino all’autocensura. Toni taglienti ed elettronici, R&B, beat avvolgenti, che come ammesso da lei stessa cercano di allontanarsi dal concetto di bello inteso come armonico e gradevole. 

Dieci brani prodotti insieme a Federico Carillo, Elasi e Cucina Sonora dove le emozioni sono ruvide e esplosive, ancor più che in singoli come “Bonsai”, “Ventilatore”, “Alda Merini centravanti”, “Osmanto” e “Chi Può” che l’hanno fatta conoscere o al disco d’esordio “Guarda dove vai”.

La rabbia di “Circe” tratteggia scenari di relazioni tossiche purtroppo sempre e più tristemente attuali evocate anche in “Allodole” con un flow ritmato e audace. Sperimentazioni sonore e minimalismo sono la cifra stilistica di “Finestra”, “Marmo” e “Anima Infinita” tre brani vulnerabili dalle intense melodie mentre “Peccato” e “RNM” sono schegge distorte e speculari: desiderio e ancora rabbia, i beat che diventano dinamici, furiosi e pieni di adrenalina.

“Bambi” prodotta da Elasi e Cucina Sonora vede Marta Tenaglia uscire dalla propria comfort zone, il finale è più sfumato con le note sinuose e sincopate di “Redemption / Incendio” e “poetica / manifesto” che simboleggiano la trasformazione e la crescita della cantautrice milanese autrice di un disco dal sound moderno, contemporaneo, con testi sferzanti nella loro lucidità.